Storia di un addio annunciato
Un addio scontato, che arriva nel tempo e nel modo sbagliato. Si è detto e scritto più volte che l'esperienza di Carlo Recalcati sulla panchina azzurra si sarebbe dovuta concludere da tanto. Quando? In Spagna, probabilmente. Agli Europei, in cui la sua "Azzurra" ha fatto una figura magra. Nel momento esatto in cui stava maturando il ricambio generazionale si doveva intervenire, bisognava cambiare pagina puntando tutto su Ettore Messina, invece di chiudergli in qualche modo la porta in faccia per mere beghe federali. Anche perché gli stessi giocatori ne avevano la misura colma: si vedeva da come andavano in campo, dal modo in cui assimilavano vittorie e sconfitte. Stare in Nazionale era diventato un peso. Sia chiaro non certo solo per colpa del cittì.
Oggi si chiude un ciclo bello, splendido all'inizio, che ha portato allori impronosticabili alla nostra Nazionale, ma che col passare del tempo si è rovinato, logorato ed è finito nel peggiore dei modi. Addirittura si è parlato di avvocati e cause che l'ormai ex cittì voleva intentare contro la FIP, per fortuna si è chiuso tutto in maniera "bonaria". Recalcati ha avuto il suo indennizzo ed ora è libero di trovare una nuova collocazione, così come la Federazione può ripartire con un progetto nuovo. Si spera.
COLPE - E' giusto aprirne un capitolo a parte. Recalcati è stato, è e rimarrà un ottimo allenatore. L'idea è sempre la stessa: dall'oggi al domani non si diventa "bolliti", termine che troppo spesso si usa in queste circostanze. Più semplicemente coach Recalcati non era adatto a questo nuovo gruppo. Un gruppo di giovani talenti, che vanno plasmati, indirizzati, guidati e bacchettati. Charlie è un tipo da carota, non certo da bastone. E' un coach che lascia molto al gruppo la gestione della gara e delle partite. Si fida, per farla breve. Gestisce, senza troppi fronzoli tattici. E per farlo ha bisogno di un gruppo maturo e responsabile, cosa che questa generazione (ancora) non è. Prendiamo un esempio: Belinelli. Talento indiscusso, capacità di far canestro fuori dal normale, ma il modo di stare in campo? Tirava da ogni dove, rompeva spesso i (pochi) giochi ed era una "incognita" per i compagni, che spesso vagavano per il campo senza mai vedere un pallone, Mago compreso. Qui Charlie dov'era? Con un Basile o un Galanda bastava un time out per far cambiare le cose, stavolta no. Serviva una guida di cui i ragazzi abbiano stima e fiducia. Oggi c'è bisogno di rifare le fondamenta e ripartire, insegnando ed inculcando un "sistema" nei giocatori. Ed in questo, Recalcati, fa fatica. E' bene ribadirlo: il problema non è Charlie ed il suo modo di allenare (che ha portato 3 scudetti e 2 medaglie), quando piuttosto il contesto ed i giocatori che ha attorno. E siccome quelli sono la massima espressione del basket italiano (e che espressione, visto che ce ne sono 3 nella Nba) allora è giusto cambiare e dargli un allenatore che li sappia far rendere. Anche per levare loro tutti gli alibi, particolare non indifferente.
Una colpa, grande, però gliela ascriviamo: si è lamentato a più riprese (e fuori da taccuini e microfoni) delle condizioni di Belinelli, della forma scarsa di Bargnani e degli atteggiamenti poco professionali nei ritiri. Bene, giustissimo. Ma perché NESSUNO ha mai detto nulla mentre quelle cose accadevano? Perché soltanto a bocce ferme? Non sarebbe stato più costruttivo per tutti evidenziare i problemi da subito e magari provare a risolverli? Invece di dire dopo la disfatta francese: "Bargnani? Non ho parole", avrebbe dovuto spiegare quali secondo lui erano i motivi e non mezze frasi tra il dire e non dire. Perché altrimenti poi è logico e conseguente che il giocatore, toccato nell'orgoglio, sfoghi la sua frustrazione e attacchi l'allenatore, generando un polverone onestamente evitabile. Poteva e doveva essere chiaro da subito, ma non lo è stato.
EREDITA' - Difficile, oggi, dire cosa accadrà. Certo è che la FIP sta sfogliando la margherita. Una forte corrente interna vorrebbe Jasmin Repesa alla guida della Nazionale, forte del rapporto eccellente con Belinelli e di una rinomata abilità nello gestire i giovani. Dino Meneghin incontrerà Balducci, rappresentante di Repesa, e parleranno, così come avverrà con Pianigiani e Sacripanti, outsider di lusso. Ad oggi appare lotta a due, fra l'ex tecnico di Roma e Fortitudo e l'uomo di Siena, attualmente a nostro avviso l'unico italiano credibile (vista l'impossibilità di Scariolo e Messina) a poter ambire al timone della Nazionale italiana. Repesa vorrebbe farsi carico di questo incarico, ma sempre a suo modo, ovvero chiedendo carta bianca in tante scelte e situazioni. Stesso concetto che ha manifestato in passato Pianigiani. Sacripanti, invece, rappresenterebbe la via più facile, una continuità col passato, anche se chiaramente le qualità dell'allenatore non si discutono. Certo è che il tecnico croato godrebbe del gradimento della buona parte dei giocatori, così come di una buona maggioranza del consiglio federale. Dovesse invece essere Pianigiani, scelta che comunque Minucci non ostacolerebbe così tanto, allora si aprirebbe uno spazio importante sulla panchina senese. Per chi? Magari proprio Repesa. Ora la palla è nelle mani di Meneghin, che di solito la sapeva trattare nel migliore dei modi. Speriamo non sbagli, perché è in gioco il futuro del nostro basket.
Fonte Basket Central
Oggi si chiude un ciclo bello, splendido all'inizio, che ha portato allori impronosticabili alla nostra Nazionale, ma che col passare del tempo si è rovinato, logorato ed è finito nel peggiore dei modi. Addirittura si è parlato di avvocati e cause che l'ormai ex cittì voleva intentare contro la FIP, per fortuna si è chiuso tutto in maniera "bonaria". Recalcati ha avuto il suo indennizzo ed ora è libero di trovare una nuova collocazione, così come la Federazione può ripartire con un progetto nuovo. Si spera.
COLPE - E' giusto aprirne un capitolo a parte. Recalcati è stato, è e rimarrà un ottimo allenatore. L'idea è sempre la stessa: dall'oggi al domani non si diventa "bolliti", termine che troppo spesso si usa in queste circostanze. Più semplicemente coach Recalcati non era adatto a questo nuovo gruppo. Un gruppo di giovani talenti, che vanno plasmati, indirizzati, guidati e bacchettati. Charlie è un tipo da carota, non certo da bastone. E' un coach che lascia molto al gruppo la gestione della gara e delle partite. Si fida, per farla breve. Gestisce, senza troppi fronzoli tattici. E per farlo ha bisogno di un gruppo maturo e responsabile, cosa che questa generazione (ancora) non è. Prendiamo un esempio: Belinelli. Talento indiscusso, capacità di far canestro fuori dal normale, ma il modo di stare in campo? Tirava da ogni dove, rompeva spesso i (pochi) giochi ed era una "incognita" per i compagni, che spesso vagavano per il campo senza mai vedere un pallone, Mago compreso. Qui Charlie dov'era? Con un Basile o un Galanda bastava un time out per far cambiare le cose, stavolta no. Serviva una guida di cui i ragazzi abbiano stima e fiducia. Oggi c'è bisogno di rifare le fondamenta e ripartire, insegnando ed inculcando un "sistema" nei giocatori. Ed in questo, Recalcati, fa fatica. E' bene ribadirlo: il problema non è Charlie ed il suo modo di allenare (che ha portato 3 scudetti e 2 medaglie), quando piuttosto il contesto ed i giocatori che ha attorno. E siccome quelli sono la massima espressione del basket italiano (e che espressione, visto che ce ne sono 3 nella Nba) allora è giusto cambiare e dargli un allenatore che li sappia far rendere. Anche per levare loro tutti gli alibi, particolare non indifferente.
Una colpa, grande, però gliela ascriviamo: si è lamentato a più riprese (e fuori da taccuini e microfoni) delle condizioni di Belinelli, della forma scarsa di Bargnani e degli atteggiamenti poco professionali nei ritiri. Bene, giustissimo. Ma perché NESSUNO ha mai detto nulla mentre quelle cose accadevano? Perché soltanto a bocce ferme? Non sarebbe stato più costruttivo per tutti evidenziare i problemi da subito e magari provare a risolverli? Invece di dire dopo la disfatta francese: "Bargnani? Non ho parole", avrebbe dovuto spiegare quali secondo lui erano i motivi e non mezze frasi tra il dire e non dire. Perché altrimenti poi è logico e conseguente che il giocatore, toccato nell'orgoglio, sfoghi la sua frustrazione e attacchi l'allenatore, generando un polverone onestamente evitabile. Poteva e doveva essere chiaro da subito, ma non lo è stato.
EREDITA' - Difficile, oggi, dire cosa accadrà. Certo è che la FIP sta sfogliando la margherita. Una forte corrente interna vorrebbe Jasmin Repesa alla guida della Nazionale, forte del rapporto eccellente con Belinelli e di una rinomata abilità nello gestire i giovani. Dino Meneghin incontrerà Balducci, rappresentante di Repesa, e parleranno, così come avverrà con Pianigiani e Sacripanti, outsider di lusso. Ad oggi appare lotta a due, fra l'ex tecnico di Roma e Fortitudo e l'uomo di Siena, attualmente a nostro avviso l'unico italiano credibile (vista l'impossibilità di Scariolo e Messina) a poter ambire al timone della Nazionale italiana. Repesa vorrebbe farsi carico di questo incarico, ma sempre a suo modo, ovvero chiedendo carta bianca in tante scelte e situazioni. Stesso concetto che ha manifestato in passato Pianigiani. Sacripanti, invece, rappresenterebbe la via più facile, una continuità col passato, anche se chiaramente le qualità dell'allenatore non si discutono. Certo è che il tecnico croato godrebbe del gradimento della buona parte dei giocatori, così come di una buona maggioranza del consiglio federale. Dovesse invece essere Pianigiani, scelta che comunque Minucci non ostacolerebbe così tanto, allora si aprirebbe uno spazio importante sulla panchina senese. Per chi? Magari proprio Repesa. Ora la palla è nelle mani di Meneghin, che di solito la sapeva trattare nel migliore dei modi. Speriamo non sbagli, perché è in gioco il futuro del nostro basket.
Fonte Basket Central
Commenti
Posta un commento