In memoria di Gabriele Piazzolla
Non mi permetto di aggiungere altro, lasciando la parola a chi, del "PIAZ", ne ha conosciuto profondamente le doti e i pregi:
Ricordo di Gabriele Piazzolla, re dei playground milanesi, morto la scorsa settimana a 25 anni. Un talento da serie A speso sui campetti di periferia, un giocatore unico nel suo genere
MILANO, 30 maggio 2006 - Questa è la storia di un ragazzo che il grande basket lo sognava e qualche volta lo aveva assaggiato. Lo aveva cercato con ostinazione, pur dovendo fare i conti con i propri demoni che alla fine lo hanno fregato. Gabriele Piazzolla, morto a Milano una settimana fa, era un artista di strada. Uno di quelli che tra tanti anni, nei campi di Milano e non solo di Milano, ricorderanno più e meglio di tanti giocatori che saranno solo comparse nella memoria. Non Piazzolla, il “Piaz”. Un ragazzo di 25 anni di incredibile bellezza, grazia e talento, che segnava canestri da dieci metri con incolpevole naturalezza, che ridicolizzava l’avversario con tunnel e contro tunnel in qualsiasi categoria si cimentasse, dalla B1 al tre contro tre estivo.
Lo hanno amato e allenato tanti coach che siedono sulle panchine dei grandi: Fabio Corbani, Guido Saibene, Giorgio Valli, Cesare Ciocca solo per citarne alcuni. Lo hanno ammirato e qualche volta sportivamente detestato compagni e avversari di gioco nei campi di via Dezza e del parco Sempione, quando iniziava lo show per dare sfogo a uno splendore cestistico da lasciare tutti a bocca aperta e spesso col sedere per terra. Ubriacati di finte, scherniti da un crossover, uccellati da distanze ritenute impossibili per realizzare un canestro. Al "chiuso" il copione non cambiava: in serie B, in serie C, traguardi raggiunti ripartendo dalla serie D dopo il settore giovanile all’Olimpia Milano.
Quando arrivava in motoretta da Via dei Missaglia al campo del Cusano Milanino già cambiato e pronto per la partita. Promozione in C2 al primo colpo. Dalla serie D alla B1 di Treviglio, per nove punti in meno di due minuti "e tutti a casa", come amava dire lui al campetto; poi Voghera, tante casalinghe innamorate e quei 25 punti in 20 minuti arrivando poco prima della palla a due, pregando l’allenatore di metterlo comunque in quintetto. Altro piccolo particolare: era la partita decisiva per raggiungere i playoff.
Si torna in serie B, questa volta la B2 di una Torino affamata, poi Como, dove il traguardo salvezza si trasforma in 11 vittorie su 15 partite dal suo arrivo. In mezzo le comparsate a Corsico, serie C2, perché quando era senza squadra, il suo vecchio allenatore a Cusano Milanino Gianluca Oltolina lo chiamava per dare una mano ai suoi ragazzi e vincere qualche partita in più. Generoso, intelligente, spontaneo, Piazzolla accettava sempre: immaginatelo voi un giocatore da serie A sui campi di periferia.
Dopo Corsico, dopo il suo ultimo approdo a Ghemme in serie C1, dopo gli allenamenti alla scuola di Dante Gurioli a Rho "perché solo tu Dante puoi farmi tornare il giocatore che ero". Oltolina lo ha pianto in chiesa insieme a una folla impressionante sabato scorso a Milano, parlando di lui dal banco delle letture, invitando, per un giorno, per un’ora, a spegnere il sole, oscurare la luna e le stelle, sradicare gli alberi: perché lo spettacolo è finito, il più forte di tutti se n’è andato.
Il mondo del basket piange la prematura scomparsa di Gabriele Piazzolla che, martedì sera ci ha lasciati, creando un vuoto incolmabile per tutto il movimento cestistico delle minori. Alla sua famiglia ed a tutti i suoi cari che gli stavano accanto vanno a nome mio e di tutta la redazione di 24Secondi le nostre più sentite condoglianze.Questo di seguito il mio ricordo.
Te ne sei andato stupendomi per l’ennesima volta. Ma questa ultima “tua finta” mi ha veramente lasciato “sulle gambe”. Questa volta lasci dentro di me una ferita profonda perché solo quando si perde un amico ci si ricorda di quanto importante fosse per te. Te ne sei andato con un gesto che ancora non mi so spiegare e credo di non essere l’unico. Lo sapevo io e lo sapevi anche tu che oltre quel campo di basket e quella tua adorata palla a spicchi il mondo ti era un po’ ingrato.
Quando nel tardo 2002 ti contattai per proporti di tornare a giocare a basket seguendo una certa etica sportiva ricordo ancora la tua solare risposta che da qui ti consentì di giocare nel 2003 con Como dove disputasti un’ottima stagione risolvendo alcune gare pur con i soliti problemi ad una spalla che ti tormentava. Ero felice che ti potessi confrontare ancora nel basket che conta, tu che nelle giovanili dell’Olimpia Milano eri uno dei giocatori più affermati.
Mi ricordo con piacere quando, dopo un anno alla CSC Milano in D dove hai spopolato, Treviglio in B1 mise gli occhi su di te e tu piano piano ti facesti strada in quella categoria meritandoti l’attenzione pure di Superbasket. I provini con alcune squadre di Legadue e poi l’approdo a Voghera in C1… Quanta fatica a quel tempo trovare materiale in “rete” su di te!
Quindi la scellerata regola dei 5 senior ti tagliò diverse possibilità ma la tua “voglia di canestro” ti fece girovagare dapprima a Torino e poi quest’anno da metà stagione con la Ghemmese che cercò con te la salvezza.
Un carattere istrione il tuo tanto che già alla seconda gara se non sbaglio avevi collezionato un espulsione. Quando l’ho letto, ho riso e mi sono detto: “Piazz… non cambi mai!”. Qualche settimana dopo ho provato a cercarti una sera ma il telefonino era spento… Stupido io a non averti richiamato. Per questo non so darmi pace.
Già perché anche se non ci vedevamo molto spesso se non magari alle tue gare qui in zona, si finiva sempre per parlare dei ricordi della nostra giovinezza. Non posso dimenticarmi di tutte quelle estati di dieci anni fa circa passate assieme al campetto a giocare. Ore ed ore di basket sotto il sole. Torso nudo, braghette targate Olimpia con sponsor Recoaro e scarpette rosse. Già le scarpette rosse che un po’ mettevano invidia a quelli più grandi di te che si misuravano in 1vs1 ma che sistematicamente venivano battuti (non ricordo di aver mai vinto personalmente con te…).
Ricordo come al mattino tu stessi già giocando da solo al campetto iniziando una serie impressionante di campi e palleggi in ball handling, una serie infinita di palleggi incrociati (alla Tim Hardaway come dicevi tu) ed avanti sempre ad attaccare quel canestro, la tua passione. Ricorderai le gare pomeridiane affollatissime di appassionati e dove era difficile darsi il turno. E poi tutti a casa perché tardi. Tutti, tranne uno. Tu. Perché? Rispondevi: “Resto faccio due tiri…” E rimanevi fino alle 22 con io che ti facevo compagnia ed invitandoti a non prender su il mio Ciao blu perché già eri anda
to gambe all’aria una volta.
In questo ultimo periodo i rapporti erano più flebili vuoi per la distanza che ci separava, vuoi per chissà quante altre cose. Ma come non dimenticare le tue telefonate all’una di notte:
“Pronto ciao Remo”.
“Gabri cosa è successo?”.
“Niente volevo sapere come stavi”.
“Ma a quest’ora?!”.
Eri un duro in campo ma purtroppo fragile al di fuori del parquet. Eri una stella in campo ma purtroppo la vita ed i continui infortuni non ti sorridevano. Lasci un vuoto grande dentro di me. Mi mancherà la tua voce, il tuo sorriso o forse meglio mi mancherà il tuo palleggio incrociato.
Ah dimenticavo. So che ogni tanto sbirciavi 24secondi; beh da lassù mi farebbe piacere che continuassi a farlo.
Ciao Gabriele.
A Gabriele Piazzolla.
Remo Primatel
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