Jennings: Un errore venire a giocare in Italia
Il play della Lottomatica: "Conto i giorni per tornare negli Usa"
Un ricco menu per festeggiare il suo ritorno a casa: un 'Oscar' alla "Casa del pollo e delle cialde", vale a dire tre ali di pollo, fiocchi d'avena, uova e un panino leggero. Così Brandon Jennings, play della Lottomatica Roma, ha deciso di festeggiare il suo ritorno negli Stati Uniti dove sogna di realizzare il sogno di giocare nella National Basketball Association. Il suo nome, infatti, è tra i più accreditati nel prossimo draft benché, come sottolinea il Boston Globe, le sue statistiche con la casacca della formazione capitolina siano tutt'altro che lusinghiere. "Non vedo l'ora di tornare a casa, sto già contando i giorni. Se potessi tornare indietro e rifare le mie scelte probabilmente sarei andato altrove, in un posto dover avrei potuto giocare" ha dichiarato Jennings in merito alla scelta, che negli States ha fatto discutere, di passare direttamente dalle high school al basket europeo, rinunciando alla possibilità di approdare ad Arizona. "Probabilmente non avrei giocato in una squadra con 12 talenti veri, ma sarei andato in qualche posto dove mi sarei potuto esprimere e prendere confidenza con i miei mezzi". A Roma finora ha una media di 6,3 punti a partita, 1,9 assist, 1,5 rimalzi, con percentuali di tiro al 23,1 per cento da tre punti: numeri che non spaventano evidentemente le franchigie dell'Nba. "Sono già state qui diverse squadre: i Warriors per un paio di giorni, i Miami Heat, i Raptors, ora non mi resta che finire la stagione bene per dar loro un assaggio di quello che valgo" ha chiarito Jennings in relazione alle trattative per il suo debutto nel basket professionistico. "Se penso di essere pronto per l'Nba? Certo che lo sono. Lì c'è più spazio per giocare, c'è più 'uno contro uno', più libertà rispetto a qui. Se dovessi approdare ad una squadra che gioca in velocità allora soltanto il cielo sarebbe il mio limite". Recentemente è stato protagonista di una donazione di 50.000 dollari in favore delle famiglie colpite dal sisma in Abruzzo, un gesto importante che deriva anche dalla sua familiarità con i terremoti: "Da me in California ce ne sono tantissimo. E' qualcosa che conosco bene, per cui ho pensato che fosse giusto aiutare le persone che hanno perso la propria casa. Ho ricevuto tanti ringraziamenti da diverse persone, recentemente abbiamo giocato e nel trasferimento siamo passati lì vicino: c'erano moltissime tende, un paio di persone sono venute alla partita per ringraziarmi".
Un ricco menu per festeggiare il suo ritorno a casa: un 'Oscar' alla "Casa del pollo e delle cialde", vale a dire tre ali di pollo, fiocchi d'avena, uova e un panino leggero. Così Brandon Jennings, play della Lottomatica Roma, ha deciso di festeggiare il suo ritorno negli Stati Uniti dove sogna di realizzare il sogno di giocare nella National Basketball Association. Il suo nome, infatti, è tra i più accreditati nel prossimo draft benché, come sottolinea il Boston Globe, le sue statistiche con la casacca della formazione capitolina siano tutt'altro che lusinghiere. "Non vedo l'ora di tornare a casa, sto già contando i giorni. Se potessi tornare indietro e rifare le mie scelte probabilmente sarei andato altrove, in un posto dover avrei potuto giocare" ha dichiarato Jennings in merito alla scelta, che negli States ha fatto discutere, di passare direttamente dalle high school al basket europeo, rinunciando alla possibilità di approdare ad Arizona. "Probabilmente non avrei giocato in una squadra con 12 talenti veri, ma sarei andato in qualche posto dove mi sarei potuto esprimere e prendere confidenza con i miei mezzi". A Roma finora ha una media di 6,3 punti a partita, 1,9 assist, 1,5 rimalzi, con percentuali di tiro al 23,1 per cento da tre punti: numeri che non spaventano evidentemente le franchigie dell'Nba. "Sono già state qui diverse squadre: i Warriors per un paio di giorni, i Miami Heat, i Raptors, ora non mi resta che finire la stagione bene per dar loro un assaggio di quello che valgo" ha chiarito Jennings in relazione alle trattative per il suo debutto nel basket professionistico. "Se penso di essere pronto per l'Nba? Certo che lo sono. Lì c'è più spazio per giocare, c'è più 'uno contro uno', più libertà rispetto a qui. Se dovessi approdare ad una squadra che gioca in velocità allora soltanto il cielo sarebbe il mio limite". Recentemente è stato protagonista di una donazione di 50.000 dollari in favore delle famiglie colpite dal sisma in Abruzzo, un gesto importante che deriva anche dalla sua familiarità con i terremoti: "Da me in California ce ne sono tantissimo. E' qualcosa che conosco bene, per cui ho pensato che fosse giusto aiutare le persone che hanno perso la propria casa. Ho ricevuto tanti ringraziamenti da diverse persone, recentemente abbiamo giocato e nel trasferimento siamo passati lì vicino: c'erano moltissime tende, un paio di persone sono venute alla partita per ringraziarmi".
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