La Russia in piena crisi precetta i campioni: "Tornate in caserma"

P iù che un decreto, un ordine: tornate in caserma. C'è la crisi, il prezzo del petrolio è crollato, tutti in Russia devono fare sacrifici. Ma quello che il ministero della Difesa del Cremlino ha chiesto agli atleti legati alle tante, ricche e potenti squadre vincolate alle forze armate del Paese rischia di far saltare uno dei sistemi sportivi più importanti del mondo. Una corvée inaspettata: calciatori, cestisti, medaglie olimpiche, campioni dell'hockey russi, tutti dovranno togliersi la tuta e infilarsi l'uniforme gallonata.
Un po' come se Valentina Vezzali e Andrew Howe fossero costretti ad allenarsi e gareggiare solo in licenza o nelle ore di libera uscita. Fra i primi 30 coscritti dal provvedimento entrato in vigore 2 giorni fa ci sono l'olimpionico di lotta greco-romana Islam-Beka Albiev e Andrei Vorontsevich, il pivot del Cska, la squadra di basket campione d'Europa allenata da Ettore Messina. Il fuoriclasse di pattinaggio Artiom Borodulin potrebbe essere costretto persino a saltare i Mondiali di marzo a Los Angeles. Vorontsevich, fra l'altro, dopo il match contro il Lokomotiv è passato direttamente dagli spogliatoi alla caserma di competenza. «E questa a Messina come la spieghiamo? - ha scosso la testa il direttore generale del club, Andrei Vatutin -. C'è il campionato da finire, le Final Four di Eurolega da conquistare. Senza Andrei per noi sarà dura». Le polisportive come il Cska, il club dell'Armata Rossa che ha tradizioni da urlo sia nel basket che nell'hockey su ghiaccio e nel calcio (il Cska ha vinto la Coppa Uefa nel 2005), sono nate all'epoca dei Soviet, ma hanno resistito all'implosione del sistema comunista e continuato a fornire molte vertebre alla spina dorsale dello sport russo.
A Pechino, ad esempio, 201 dei 467 atleti russi erano formalmente militari e 16 dei 23 ori appartenevano proprio al club dell'esercito. Ma a differenza di quanto avviene in Italia, dove gli atleti stipendiati da Fiamme Oro, Gialle & Co (177 su 347 alle ultime Olimpiadi, altro che cosacchi) sono essenzialmente quelli delle discipline più nobili ma meno ricche, spesso anche i Del Piero e i Meneghin russi sono graduati distaccati dal servizio attivo. «Capisco che l'intera Armata Rossa sia in via di ristrutturazione - ha protestato il ministro dello sport Vitaly Mutko -. Ma non mi sembra una buona ragione per smantellare l'intera struttura dello sport militare russo. Faremo di tutto per impedire che almeno i nazionali tornino in caserma». Il dilemma è posto: disertare gli stadi, o disertare tout-court.
Fonte "La Stampa" articolo di Stefano Semeraro
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