Auguri alla Reale Ginnastica

Torino:Il senso della storia può avere una forma verticale: cinque piani, in altezza, dedicati allo sport. Il particolare è unico come unica è la Reale Ginnastica che il 17 marzo compie 165 anni. Un mezzo miracolo, tanta resistenza, ma la sabaudità forse aiuta essendo numerosi i club centenari sotto la Mole. È la palestra più vecchia d’Italia, sebbene nel corso dei secoli abbia trasferito la sua sede scoperta da Villa Glicini, al parco del Valentino, a quella attuale in via Magenta, che nel 1852 si chiamava contrada della Ginnastica in onore proprio dell’attività svolta dal club.
Fondata dallo svizzero Rodolfo Obermann nel 1844, insieme ad illustri personalità della società torinese, per divulgare la pratica dell’attività fisica, diventa il fulcro attorno al quale nasce e cresce la pratica sportiva nel nostro Paese: decisivo l’impegno della Reale per fare approvare dal Parlamento nel 1878 l’obbligo della ginnastica in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Altra conquista sociale, l’apertura alle donne che dovevano appartenere a famiglie dell’alta borghesia e versare una somma doppia di quella stabilita per gli uomini. Ma un occhio di riguardo era previsto per le fasce deboli, i ragazzi di famiglie disagiate frequentavano lezioni settimanali a loro dedicate.
Salotto buono e caritatevole insieme. Numerosi i vip dell’epoca che divennero soci o aderirono alle sue iniziative politico-sociali: Ernesto Riccardi di Netro, Quintino Sella, Abate Ferrante Aporti, conte Biscaretti di Ruffia, i principi Umberto e Amedeo di Savoia. Un elenco sterminato che comprende anche Edoardo Agnelli, Vittorio Valletta, Giuseppe Saragat, Vincenzo Lancia. E poi il libro di De Amicis «Amore e ginnastica» da cui venne tratto un fortunato film nel 1970 con Senta Berger e Lino Capolicchio che spalancò gli occhi dei «contemporanei» sull’incredibile lavoro svolto da quella «palestra».
Non solo ginnastica ma anche promozione di tante altre discipline. Fu sua nel 1861 la prima scuola di tiro a segno, cui seguirono i primi corsi di nuoto nelle acque del Po e, ancor prima nel 1846, le lezioni di scherma nei magazzini «Caffarel» in località Valdocco. Alla fine degli Anni 90 appartiene la creazione della sezione tennis. La Reale partecipò anche al primo campionato italiano di calcio nel 1898. Risale invece al 1919 la costruzione del primo campo con canestro per il basket. Nei dodici anni successivi la Prima Guerra Mondiale, la massima fioritura nella ginnastica con gli olimpionici Luigi Maiocco, Leonardo Gianninone, Giorgio Zampori, Romeo Neri e Teofilo Magone, figure in cui Gabriele D’Annunzio vedeva l’incarnazione di certi suoi eroi di romanzi. Agli inizi del '900 nasce la ginnastica ritmica. Infine il tricolore nel rugby: lo scudetto del 1947 infranse la dittatura degli Amatori Milano, campioni in carica da sedici anni.
Una quintalata di roba che è riuscita a non schiacciare la Reale. Pochi i campioni dell’ultimo ventennio, fra tutte Veronica Servente che ha inventato un esercizio che porta il suo nome e Matteo Ferretti. Poi tantissima gente comune su quei cinque piani di fervore sportivo. Respinto l’attacco delle palestre ipertecnologiche, adesso la «Magenta» conta 2000 iscritti fra ginnastica artistica e ritmica, arti marziali (judo, karate e aikido), basket e minibasket. Spazio a sé per la scuola di circo, il trampolino da cui è ripartita la società. Gli insegnanti radicati come Matteo Loprete curano la parte fisica, il direttore artistico Roberto Magro apre le porte alle ispirazioni dell’Europa: 80 gli adulti che ogni anno s’iscrivono ai corsi amatoriali, altrettanti i ragazzi dai 6 ai 17 anni.
Un cruccio ce l’hanno però il presidente Emanuele Lajolo di Cossano e i suoi soci, trovare i fondi (circa 25 mila euro) per la pubblicazione di un libro che assembli e ricucia il prezioso raccolto di Renato Vione e altri storici della Reale, e che illumina 165 anni di storia dell’Italia.
Fonte La Stampa articolo di Silvia Garbarino
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