"Fidatevi, sono serio"
Velocissimo, come quando correva su e giù per i campi di basket, da un'intervista ed un'altra...il Poz sembra essere al centro del mondo mediatico in questi giorni...affronta con la sua naturale spavelderia la vicenda reality "Nel ruolo del concorrente non mi ci vedo proprio" e subito dopo eccolo siglare un accordo con l'Olimpia Milano per creare e sviluppare il progetto Armani Junior Program.
Dopo ore di ricerca ecco finalmente trovata un'intervista, un cui racconta la sua decisione:
Grande rivale da giocatore, ora arriva da allenatore. "Orgoglioso e onorato di ricominciare dall´Olimpia saprò trasmettere ai ragazzi tutta la mia passione"
Dopo ore di ricerca ecco finalmente trovata un'intervista, un cui racconta la sua decisione:
Grande rivale da giocatore, ora arriva da allenatore. "Orgoglioso e onorato di ricominciare dall´Olimpia saprò trasmettere ai ragazzi tutta la mia passione"
Mi sono stancato di andare a letto dopo le 3 e di bere birra, quando lavoro divento super professionale Armani ha carisma, è il futuro della pallacanestro. Chi mi piace dei biancorossi? Vitali, è come me
Giacca e cravatta, scrivania, piani di lavoro, schede, appuntamenti. A 36 anni Gianmarco Pozzecco smette i panni di Peter Pan e diventa dirigente. A Milano, lui bandiera di Varese prima e Fortitudo Bologna poi. All´Armani Jeans, a «creare e sviluppare il Junior Program», come recita il comunicato societario: basket da insegnare ai ragazzini, da uno che il basket lo ha predicato da genio folle, eccessivo, senza compromessi. Il Poz uomo immagine, il Poz persona seria. Serissimo, magari, no. «Perché se potessi andrei al campetto a giocare fino a 50 anni, senza allenatori e senza regole, con spirito goliardico che è poi quello dello sport vero».
Però?
«Però sono entusiasta e orgoglioso di far parte dell´Olimpia targata Armani, felice di aiutarla in qualunque modo».
Che farà?
«Lavorerò coi giovani. Nel dettaglio non posso entrare, il progetto lo stiamo ancora preparando».
Perché proprio lei?
«Perché ho una passione smisurata per la pallacanestro, anche se da quando ho smesso non mi mancava, non mi è mai venuta la paura del vivere senza. E perché, penso, Livio Proli e Lucio Zanca sanno che se ho giocato vent´anni in serie A è perché sono una persona professionale, molto più di tanti giocatori o di quanto la gente creda. Vero, io uscivo, bevevo, ho un´aria scanzonata, spesso ho giocato col mio personaggio. Ma ero anche capace di andare a letto alle undici e mezza l´ultimo dell´anno, a Varese, perché il giorno dopo si giocava. E ne feci 30 (22, ndr) a Milano, guarda caso…».
Dovrà cambiare abitudini. Niente Hollywood…
«Lo so, sono cinque mesi che non vado a letto prima delle 3 e della quarta birra. Ma mi ero stufato anche di questo, il nuovo impegno mi stimola. Poi, a Milano ci lavoro già, a Sky e a Radio 105, è una città da mille opportunità, e qualche locale e qualche bella donna non guastano».
Arriva a Milano e all´Olimpia da nemico storico. I tifosi non l´accoglieranno con petali di rose.
«La cosa non mi spaventa. Anzi. Premessa: non faccio più il giocatore. Resto legato alle squadre in cui ho giocato ma questa è una cosa diversa, metto a disposizione il mio sapere. E c´è altro: la mia ultima stagione a Capo d´Orlando, l´anno scorso, ovunque i tifosi mi hanno accolto bene. Anche coi petali di rosa. Anche a Milano».
Lei rischiò di arrivare, da giocatore, nel 2007. Racconti.
«Ero in Russia, al Khimki, ultimo mese di contratto. Il nuovo allenatore, Kemzura, non mi voleva, mi era scesa giù la catena. Chiama Djordjevic, il coach: vieni. Ero entusiasta, onorato, ma avrei lasciato un buco al Khimki. E mi chiamò anche Natali, il gm: non erano convinti, pensavano venissi per i soldi. E non se ne fece nulla».
Ha incontrato Giorgio Armani?
«Ci hanno presentato a palazzo. Ero in condizioni allucinanti, montone marrone con collo di pelo e bandana da estate a Formentera. Mi disse: hai un bel look, e ci mettemmo a ridere. Lui, il suo carisma, il suo appeal, sono il futuro della pallacanestro».
A proposito di Formentera: visto il suo compagno di vacanze Gallinari, in Nba?
«Eh, Gallino… Bravo ragazzo, bel ragazzo, uno che d´estate sa sfruttare le sue opportunità. Scherzo, lui ha davvero i numeri per fare… i numeri in America, ha il talento e una mentalità eccezionale. Io, che in America ci ho fatto solo le Summer League nel 2001, mi divertii un mondo: immagino lui, a stringere la mano a Kobe Bryant, a girare in aereo privato, e lo invidio, in positivo. Fa quello che avrei voluto fare anch´io».
A Milano, ora c´è Vitali. Play atipico, mai banale. Come il Poz?
«In comune abbiamo il fatto che niente ci intimidisce. Gli attributi. Lui li ha tirati fuori dopo i fischi presi la sera del Real Madrid: ha avuto una reazione pazzesca».
Fonte "La Repubblica Milano" articolo di Massimo Pisa
«Però sono entusiasta e orgoglioso di far parte dell´Olimpia targata Armani, felice di aiutarla in qualunque modo».
Che farà?
«Lavorerò coi giovani. Nel dettaglio non posso entrare, il progetto lo stiamo ancora preparando».
Perché proprio lei?
«Perché ho una passione smisurata per la pallacanestro, anche se da quando ho smesso non mi mancava, non mi è mai venuta la paura del vivere senza. E perché, penso, Livio Proli e Lucio Zanca sanno che se ho giocato vent´anni in serie A è perché sono una persona professionale, molto più di tanti giocatori o di quanto la gente creda. Vero, io uscivo, bevevo, ho un´aria scanzonata, spesso ho giocato col mio personaggio. Ma ero anche capace di andare a letto alle undici e mezza l´ultimo dell´anno, a Varese, perché il giorno dopo si giocava. E ne feci 30 (22, ndr) a Milano, guarda caso…».
Dovrà cambiare abitudini. Niente Hollywood…
«Lo so, sono cinque mesi che non vado a letto prima delle 3 e della quarta birra. Ma mi ero stufato anche di questo, il nuovo impegno mi stimola. Poi, a Milano ci lavoro già, a Sky e a Radio 105, è una città da mille opportunità, e qualche locale e qualche bella donna non guastano».
Arriva a Milano e all´Olimpia da nemico storico. I tifosi non l´accoglieranno con petali di rose.
«La cosa non mi spaventa. Anzi. Premessa: non faccio più il giocatore. Resto legato alle squadre in cui ho giocato ma questa è una cosa diversa, metto a disposizione il mio sapere. E c´è altro: la mia ultima stagione a Capo d´Orlando, l´anno scorso, ovunque i tifosi mi hanno accolto bene. Anche coi petali di rosa. Anche a Milano».
Lei rischiò di arrivare, da giocatore, nel 2007. Racconti.
«Ero in Russia, al Khimki, ultimo mese di contratto. Il nuovo allenatore, Kemzura, non mi voleva, mi era scesa giù la catena. Chiama Djordjevic, il coach: vieni. Ero entusiasta, onorato, ma avrei lasciato un buco al Khimki. E mi chiamò anche Natali, il gm: non erano convinti, pensavano venissi per i soldi. E non se ne fece nulla».
Ha incontrato Giorgio Armani?
«Ci hanno presentato a palazzo. Ero in condizioni allucinanti, montone marrone con collo di pelo e bandana da estate a Formentera. Mi disse: hai un bel look, e ci mettemmo a ridere. Lui, il suo carisma, il suo appeal, sono il futuro della pallacanestro».
A proposito di Formentera: visto il suo compagno di vacanze Gallinari, in Nba?
«Eh, Gallino… Bravo ragazzo, bel ragazzo, uno che d´estate sa sfruttare le sue opportunità. Scherzo, lui ha davvero i numeri per fare… i numeri in America, ha il talento e una mentalità eccezionale. Io, che in America ci ho fatto solo le Summer League nel 2001, mi divertii un mondo: immagino lui, a stringere la mano a Kobe Bryant, a girare in aereo privato, e lo invidio, in positivo. Fa quello che avrei voluto fare anch´io».
A Milano, ora c´è Vitali. Play atipico, mai banale. Come il Poz?
«In comune abbiamo il fatto che niente ci intimidisce. Gli attributi. Lui li ha tirati fuori dopo i fischi presi la sera del Real Madrid: ha avuto una reazione pazzesca».
Fonte "La Repubblica Milano" articolo di Massimo Pisa
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