Pozzecco: «Reality? No grazie
I reality per ora possono attendere. Lo cercano ma Gianmarco Pozzecco in questo momento ha altro per la testa. Indirizzare il proprio futuro. Questione maledettamente seria. «Sto decidendo cosa fare da grande. E quello che sto facendo mi piace».
Un oggi che è fatto di radio, televisione, qualche articolo, con un unico comune denominatore. «Il basket. Mi occupo di quello che so». Qualcosa che lo avvicina al giornalismo sportivo, la specializzazione che anche Margherita Granbassi vorrebbe nel proprio futuro. Ma al «Poz», si sa, non piacciono né etichette né steccati. L’unica certezza è che «da grande» la pallacanestro continuerà a occupare un ruolo importante nella sua vita.
Fino alla vigilia, sembrava scontata la sua partecipazione a «Ballando con le stelle». E invece ecco la fiorettista plurimedagliata Valentina Vezzali e l’ex calciatore Stefano Bettarini...
«Non siamo riusciti a trovare un accordo. L’idea era carina ma mi veniva richiesta la disponibilità dal martedì al sabato. Un ritmo inconciliabile con gli impegni che mi ero già preso e ai quali non intendo rinunciare. Pensavo inoltre: ”Sono un tipo dinamico, mi muovo bene, cosa vuoi che sia ballare”. E invece lì si fa sul serio, bisogna imparare i passi... ».
Gli sportivi ormai sono i pezzi pregiati dei reality. Impossibile che a Pozzecco non siano arrivate altre offerte.
«Ho incontrato qualche volta Simona Ventura, mi marca stretto ma se dovessi decidere di fare l’Isola dei famosi andrei solo da inviato, come ha fatto il nuotatore Magnini. Nel ruolo del concorrente non mi ci vedo proprio. D’accordo, ci sono il mare, le palme e le belle donne, tutte cose che mi piacciono, ma potrei accettare solo se mi aprissero un ristorante. Il menù fatto di scarafaggi lo lascio volentieri agli altri. E badate bene: non sono uno di quelli che criticano i reality per snobismo e poi cedono all’ultimo per prendersi una carrettata di soldi... ».
Ma il presente è fatto ugualmente di televisione.
«Sì, ma mi occupo di basket e mi diverto. Mi piace anche scrivere. Ho appena finito un articolo in cui racconto della partita che ho disputato il giorno della Befana contro la Fortitudo Uisp, una squadra composta da disabili e normodotati. Uno splendido progetto portato avanti in Emilia dall’allenatore Marco Calamai. Mi sono presentato con una condizione atletica da sfigato e mi hanno fatto dannare... ».
È in vista un impegno da testimonial per l’attività giovanile dell’Armani.
«C’è un’idea ma è ancora presto per parlarne. Sono disponibile a fare attività promozionale anche per le istituzioni sportive. Lega Basket o Federazione. Posso spendere un’immagine pulita e popolare. So di avere un certo appeal sui bambini. Magari i marcantoni di 2 metri e 10 potrebbero metterli in soggezione mentre io con la mia statura... ».
Ha preso da qualche tempo casa a Bologna.
«Ma adesso vivo in affitto a Milano che è grande il triplo e offre migliaia di cose da fare e da vedere».
A Trieste, oltre alla famiglia, ci sono la Servolana e una vecchia promessa da onorare.
«Per fortuna la squadra ha perso una partita. Sarebbe stato imbarazzante arrivare, giocare il primo incontro con loro e perderlo. Mi avrebbero linciato. Ho promesso che giocherò con la Servolana al fianco di mio fratello e ho una parola sola. Adesso farei la figura di un’ameba. Dalla prossima settimana ricomincio la preparazione. Devo rimettermi in forma o prenderò le forme di mio padre (la quintalata di Franco, ex cestista, n.d.r.)».
Ma in C2 non basta solo la tecnica a fare la differenza?
«Neanche per sogno. Mi sento in obbligo verso la Servolana e anche se a vedermi al palazzetto ci saranno 50 persone e non più le 5mila di qualche mese fa mi rifiuto di andare in mezzo al campo a fare figure indecenti».
Fonte "IL PICCOLO" di Roberto Degrassi
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