Nella mente di un giocatore di basket e di un commentatore sportivo

Il prof. Aglioti ha pubblicato uno studio molto interessante su Nature Neuroscience a proposito di ciò che accade nella testolina di esperti giocatori di basket e di esperti non giocatori dello stesso sport (allenatori o commentatori sportivi).
Con i suoi colleghi ha filmato un giocatore che tenta un canestro che, in alcuni casi, va a segno, in altri no. Il filmato è stato poi spezzettato, come vedete in figura, in 10 clip di durata diversa. Queste clip sono state mostrate a tre gruppi di persone: atleti di pallacanestro, esperti di pallacanestro non giocatori e non esperti, con la richiesta di provare a prevedere se il tentativo del giocatore avrebbe avuto successo oppure no.
I risultati hanno evidenziato che gli atleti predicono il successo di un tiro libero a canestro prima e più accuratamente di tutti gli altri, anche di coloro che hanno un’esperienza “visiva” comparabile dello sport in questione (come i giornalisti sportivi).
Ciò che è emerso di interessante è che la maggiore accuratezza di previsione degli atleti rispetto agli altri si evidenzia nelle fasi precoci del lancio, in particolare al livello della clip in cui la palla si stacca dalla mano del giocatore.
Questo suggerisce che siano gli unici in grado di giudicare (e trarre conclusioni) dalla cinematica del corpo osservato (come è maneggiata la palla, quanto sono piegate le ginocchia e così via..), mentre gli altri devono “aspettare” indizi più tardivi relativi alla traiettoria che la palla prende.
Ma si tratta soltanto di mera e differente osservazione o di una peculiare possibilità degli atleti di vivere “nella propria carne” la cinematica del corpo di un altro atleta?
In un secondo studio gli stessi partecipanti sono stati sottoposti alla registrazione dei potenziali evocati motori (PEM) mentre osservavano tre filmati: un tiro libero a canestro, un tiro calcistico in porta e un giocatore di basket fermo.
I Potenziali Evocati Motori (MEP) vengono generati dal centro alla periferia, dal cervello - via midollo - ai muscoli, mediante stimolazione magnetica transcranica, a cui segue la registrazione in superficie dell’attività elettrica dei muscoli bersaglio, che in questo caso erano mani e avanbraccia.
I risultati hanno evidenziato che sia atleti che esperti (ma non i novizi) hanno uno specifico aumento dell’eccitabilità del sistema cortico-spinale durante l’osservazione di tiri a canestro (ma non dei tiri in porta o dell’immagine statica).
Ma gli atleti, e solo loro, presentano qualcosa di ulteriore: un’eccitabilità specifica della via neurale che conduce ai muscoli della mano, nell’istante in cui osservano il contatto mano-palla di un tiro a canestro che si rivelerà sbagliato. Vivono quindi nelle loro stesse mani l'errore cinematico che stanno osservando.
Questo significa che, sebbene la mera esperienza visiva, magari decennale, di un commentatore sportivo, produca nel suo corpo una facilitazione motoria anticipatoria, quando osserva azioni del suo campo di esperienza, solo nell’atleta è presente un sistema di risonanza motoria più fine e temporalmente più sofisticata, che si sviluppa probabilmente in conseguenza della pratica massiva e fornisce una peculiare abilità nel predire le azioni di altri atleti prima che essi le realizzino.
In un adagio, giocare o guardar giocare non sono la stessa cosa per il cervello.
Fonte Psicocafè Pubblicato da Giulietta Capacchione

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