"Un campionato per i ragazzi che escono dalle giovanili"

LA PROSSIMA EUROLEGA - “La competitività delle squadre a livello di roster si è probabilmente alzata - ha detto Messina - ma alla fine credo che, con la sola novità dell’Efes Pilsen, saremo le solite a giocarci le Final Four: noi, Siena, le due di Atene, il Maccabi e le spagnole”. E Pianigiani spiega: “Noi contiamo di trarre vantaggio dalla continuità del lavoro di un percorso tecnico che prosegue”.
LA NAZIONALE VISTA DALL'EX CT MESSINA - “La vedo dura. Spero che non si faccia di nuovo l’errore l’anno prossimo di accendere tutti i riflettori sui nostri ragazzi da Nba: sembrava anche l’anno scorso che con loro si fossero risolti tutti i problemi e si andasse a medaglia, poi siamo andati male e sono stati additati loro come lavativi e responsabili di tutto. Finora non si è riusciti a facilitare l’integrazione tra chi è già nel gruppo e chi arriva e a scanso di equivoci non è solo responsabilità dell’allenatore , ma serve un gran lavoro in campo e fuori per riuscirci”.

MINUCCI SUL BASKET ITALIANO - “Le istituzioni sportive non riescono a tenere il passo con un basket in grande evoluzione che vive a un livello diverso da quello politico, che deve rispondere a una base elettiva, così si arriva all’impossibilità di dialogare con un linguaggio comune. Noi club ci teniamo a creare iniziative di promozione del basket tra i ragazzi, come l’appuntamento con 500 bambini venerdì scorso a Firenze o 800 ragazzi oggi a Siena, ma finisce che diamo noi un impulso maggiore rispetto a chi sarebbe preposto per farlo. Se il basket non coinvolge la base è difficile poi trovare giocatori da Nazionale e non si possono modificare le norme pensando che i giocatori diventano bravi perchè hanno uno o due posti in più in squadra”.
I DUE RUSSI OBBLIGATORI IN CAMPO: L'OPINIONE DI MESSINA - “E’ un’idea che all’inizio mi aveva affascinato per la creazione di un’identità di squadra, in realtà poi ho visto che non frutta neanche a livello di pubblico perchè noi per le fasi finali di Eurolega abbiamo bisogno di mettere una tribuna in più al palazzo mentre per la finale di campionato col Khimki non arrivavamo a tremila persone. E’ una norma che si rivela un boomerang che tcrea posizioni di privilegio con giocatori superpagati e spesso abbastanza anziani che giocheranno fino a 40 anni, perchè non esiste un giovane già pronto per giocare in una squadra di livello, e infatti la nazionale russa è di età media alta. In più hanno un problema serissimo di mancanza di istruttori, divisi tra allenatori molto anziani o ex giocatori senza una scuola tecnica, al punto che le nazionali giovanili vengono affidate ai club”.
MESSINA E LA FORMAZIONE DEGLI ITALIANI: LA PROPOSTA - “Penso a un giocatore come Amoroso che è arrivato tardi al grande basket dopo essere stato anni a giocare minuti in realtà non di alto livello. Ed è impossibile pensare che un ragazzo di 18 anni che esce dalle giovanili sia pronto per competere ad alto livello. Dobbiamo riuscire a trovare una situazione in cui i nostri ragazzi possano competere in un campionato realmente formativo dopo le giovanili, altrimenti ne perderemo per strada un sacco. Potrebbe essere la serie A Dilettanti ma è difficile dirlo oggi, che non c’è un percorso tra le giovanili, i dilettanti e il professionismo come invece è in America”.
I DUE RUSSI OBBLIGATORI IN CAMPO: L'OPINIONE DI MESSINA - “E’ un’idea che all’inizio mi aveva affascinato per la creazione di un’identità di squadra, in realtà poi ho visto che non frutta neanche a livello di pubblico perchè noi per le fasi finali di Eurolega abbiamo bisogno di mettere una tribuna in più al palazzo mentre per la finale di campionato col Khimki non arrivavamo a tremila persone. E’ una norma che si rivela un boomerang che tcrea posizioni di privilegio con giocatori superpagati e spesso abbastanza anziani che giocheranno fino a 40 anni, perchè non esiste un giovane già pronto per giocare in una squadra di livello, e infatti la nazionale russa è di età media alta. In più hanno un problema serissimo di mancanza di istruttori, divisi tra allenatori molto anziani o ex giocatori senza una scuola tecnica, al punto che le nazionali giovanili vengono affidate ai club”.
MESSINA E LA FORMAZIONE DEGLI ITALIANI: LA PROPOSTA - “Penso a un giocatore come Amoroso che è arrivato tardi al grande basket dopo essere stato anni a giocare minuti in realtà non di alto livello. Ed è impossibile pensare che un ragazzo di 18 anni che esce dalle giovanili sia pronto per competere ad alto livello. Dobbiamo riuscire a trovare una situazione in cui i nostri ragazzi possano competere in un campionato realmente formativo dopo le giovanili, altrimenti ne perderemo per strada un sacco. Potrebbe essere la serie A Dilettanti ma è difficile dirlo oggi, che non c’è un percorso tra le giovanili, i dilettanti e il professionismo come invece è in America”.

MESSINA E LA NBA - “Se me lo dovessero chiedere accetterei con entusiasmo. Ma non accadrà ancora per molto tempo perchè là i giocatori faticano ad ascoltare i loro allenatori, figuriamoci me che vengo da un posto per loro sperduto, ed è già crollata la premessa per poter allenare bene. Diverso sarebbe se ti chiamano a fare l’assistente prima per due-tre anni e allora può anche accadere, ma onestamente a distanza di tanti anni non credo di poter riuscire a essere un buon assistente, forse non ne ho neanche più voglia”.
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