Il trionfo del Geas

Viaggio nella storica squadra di basket femminile di Sesto San Giovanni, che ha conquistato la promozione in A1 a 30 anni dalla Coppa Campioni
Questo ritorno vale come quella prima volta. Umanamente anche molto di più. Perché quando una squadra gioca per una persona che era tutto e dal 3 maggio non c'è più subentra inevitabilmente dell'altro: cuore, passione, agonismo, rabbia, voglia di vincere. Annalisa Censini, per tutti Censo, capitana e anima del Geas Sesto San Giovanni, tornato sorprendentemente in A1 alla faccia di chi aveva speso e progettato con budget di ben altro tipo, spiega che cosa è successo: "Nat (Natalino Carzaniga) per noi era qualcosa di speciale. Un presidente, un confidente, un amico, un competente, un grande in tutto. Sono arrivata al Geas che avevo 11 anni, quante volte ho mangiato a casa sua... Anche la sera del 2 maggio ero andata a mangiare con Nat. Credo possiate capire... Il 3 maggio se n'è andato, improvvisamente, lasciando tutti nel dramma. E noi che abbiamo fatto? Abbiamo davvero moltiplicato le forze, avevamo una motivazione in più. Ci siamo dette 'dobbiamo farlo per lui'. Dovevamo farlo, ci abbiamo creduto grazie a Nat e ora non dobbiamo smettere di crederci, perché la storia del Geas deve continuare. E' un patrimonio enorme, c'è un super settore giovanile e tanta gente vorrà venire a giocare a Sesto San Giovanni".
La Polisportiva Geas (oltre al basket, nuoto, pallanuoto pallavolo, hockey ghiaccio, atletica, arti marziali, ginnastica artistica, sci, calcio femminile, vela lago, vela mare, tutto prevalentemente femminile) è la storia del basket femminile italiano. Nato nel 1955, ha vinto 8 scudetti tra il 1969 e il 1978, ha vinto la prima Coppa dei Campioni, nel '78, ha vinto otto scudetti giovanili e proprio in questi giorni la squadra juniores è impegnata nelle finali di Udine. Sempre con Roberto Galli alla guida tecnica. Il patrimonio del Geas è immenso. Ha 7000 iscritti. A Sesto San Giovanni si è affermata negli anni una cultura sportiva importante e questa cultura ha un solo nome: Geas. Mabel Bocchi, Rosi Bozzolo, Wanda Sandon e Cristina Tonelli sono entrate nella storia con la coppa Campioni e con la maglia azzurra in cui sconfissero per la prima volta le allora inarrivabili russe. Il bronzo della Nazionale all'Europeo di Cagliari resta la perla del movimento che ancora si riconosce in quei miti. Questo per spiegare a cosa serve il ritorno in A1 di una piazza che è attaccata a Milano. "Ho vissuto il sabato dell'ultima gara 3 in fibrillazione, a casa, davanti alle immagini di Starchannel su Internet. Le avevo viste un paio di settimane prima e avevano perso. Non volevo portare sfiga - racconta Mabel Bocchi, il mito - Ho sofferto e gioito per un'impresa straordinaria e nel vedere Giulia Arturi così brava, dopo 30 anni dalle imprese della mamma Rosi Bozzolo. E' un successo che deve servire al movimento. Perché il Geas lo conoscono tutti, sanno che il basket donne ha fatto grande leva su questo marchio". E' la Lega stessa che deve capire quanto è importante un Geas nel grande basket per veicolare la sua immagine, per far conoscere le sue ragazze. Il Geas ci metterà del suo, c'è il progetto di formare una Srl, c'è chi sta lavorando sotto traccia per reperire quei finanziamenti necessari per non essere una meteora.
E proprio il presidente di Lega, Mario Di Marco, è pronto a impegnarsi per sostenere la neopromossa di lusso: "Sono più contento di questa promozione che di quella che avrebbe potuto ottenere la mia squadra. Non sono parole buttate lì. Chi mi conosce sa che rapporto avevo con Natalino. E quando dico un amico dico tutto. Perché l'amicizia è una cosa seria. Il Geas ha fatto il regalo più bello a Nat, una persona unica e insostituibile anche per quel che faceva in Lega a Roma. Uno che ha difeso le sue cause con tutte le forze. Sempre. Il ritorno di Sesto in A1 è un'occasione da non perdere. E' linfa vitale, c'è bisogno di uno sforzo imprenditoriale".
Il garante di tutto dovrà essere Roberto Galli, l'uomo che ha condotto la squadra al traguardo. Non allenava da più di 15 anni, ha fatto un miracolo. "Mi sono riavvicinato portando mia figlia Francesca agli allenamenti. Ho visto, da papà, cosa c'è in questa società, l'ambiente, il movimento, un settore giovanile forte, con le junior che per due anni di fila sono alle finali. Mi ha convinto Natalino, ero deciso a fare un anno. Adesso ci penso bene. Quel che va capito è che il movimento femminile deve godere di pari dignità rispetto a quello maschile, di pari opportunità, visto che la parola è tanto in voga. Anche in Italia questa cultura deve affermarsi. Noi faremo di tutto per andare avanti bene. La squadra, comunque, ha dimostrato di saperci fare. E' stata in testa dall'inizio e nei playoff si è imposta. Segno che è diventata grande". E' stato proprio Galli a farla diventare grande dando fiducia alle ragazze, restituendo a queste splendide protagoniste la voglia di andare ogni sera in palestra.
"Queste ragazze sono state fantastiche, e Natalino ha meritato un trionfo del genere", sono parole di Chicca Macchi, una delle giocatrici più forti d'Italia, Mvp della finale scudetto che sabato 24 maggio era in tribuna a tifare per il Geas: "L'ho fatto soprattutto per Nat. E sono felice perché la A1 a Milano è una cosa importantissima. La realtà lombarda è fondamentale". Le protagoniste di questa storia sono dieci ragazze che di giorno lavorano, studiano, si guadagnano da vivere perché di certo non sono diventate ricche con la pallacanestro. Godono di semplici rimborsi spese e hanno ancora il piacere della pizza tutte insieme dopo la partita. "In A2 te lo puoi ancora permettere, in A1 è più complicato" raccontava sempre Natalino che proprio su questi dopopartita aveva costruito il gruppo fantastico che ha conquistato la A1. Ma quel gruppo ha anche solide basi tecniche. Cominciamo dalla guida, dal playmaker e qui va spesa una parola in più perché Giulia Arturi, 20 anni, cresciuta nel Geas, ha preso davvero la bacchetta del direttore d'orchestra guidando il gruppo con autorità. I numeri parlano per lei: è la giocatrice col minutaggio più alto in A, detiene un record: 55 minuti giocati di fila in una partita vinta dopo 3 supplementari, prima negli assist, precisa da 3, brava nelle letture. La figlia di Rosi Bozzolo ha dato alla madre la gioia più bella, 30 anni dopo quella storica conquista della Coppa Campioni. Se Giulia è la mente Yadi Rios è la miglior finalizzatrice. La cubana, pescata in B2, è stata determinante in più di un'occasione coi suoi punti e i grandi numeri. Ha finito la benzina nei playoff ed è stata tormentata dai fastidi alla schiena, ma nella gara 3 decisiva con Crema ha segnato 32 punti mettendo in mostra tutto il meglio del repertorio. Le altre protagoniste sono italianissime e laureate o laureande come Giulia Arturi. Impossibile dimenticare la capitana 'Censo' Censini, anima della squadra in campo e fuori, e utile in ogni occasione. La concretezza è rappresentata da Vera Ponchiroli, Martina Crippa e dalla psicologa Michela Frantini, silenziose, indispensabili, macchine da punti. Selene Marulli non ha giocato i playoff, ma la sera della finale era in tribuna a tifare per le compagne e poi a festeggiare con loro. Segno dell'unione di questo gruppo che non vuole assolutamente fermarsi. Si dice sempre così: il sogno deve continuare. Continuerà.

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