I 50 anni di Oscar Schmidt

Un gigante del basket, in tutti i sensi, compie 50 anni di cui 32 spesi sui parquet di tutto il mondo. Oscar Schmidt, 205 centimetri, idolo a Caserta e Pavia, nato a Natal nello stato brasiliano di Rio Grande do Norte, spegne 50 candeline e lo fa ancora parlando del suo tema preferito: la pallacanestro, facendo delle conferenze sul tema e nel ruolo di commentatore delle emittenti Globo e SporTV.
MAGLIE RITIRATE - "Sono molto felice. Non tutti possono festeggiare i 50 anni sentendosi realizzati come me. Prima mi guadagnavo la vita giocando a basket, adesso lo faccio parlandone". Il suo cuore batte ancora forte quando pensa alle esperienze a Caserta e a Pavia: "I miei grandi momenti in Italia furono le loro promozioni alla massima divisione. Provai una gioia immensa in quelle due città. Vorrei mandare un bacio a tutti gli italiani". Oscar ha lasciato delle radici in Campania e in Lombardia, dove gli resero omaggio togliendo rispettivamente le maglie 18 e 11 (oggi indossata da Heinrich, ma è una nuova società), come fece poi il Flamengo, rossonero di Rio dove chiuse la sua carriera agonistica nel 2003, col numero 14.
CRITICHE - O'Rey do triple, come era chiamato in Italia, o Mao Santa (mano santa), come è soprannominato in Brasile, ammette di non seguire molto il basket italiano attualmente: “È la distanza che ci separa. A volte mi chiama qualcuno per commentare i risultati”. Se il basket italiano non passa un gran momento, quello brasiliano è bersagliato dalle critiche di Oscar: “L’ultimo grande risultato fu nel 1987 (vittoria sugli Usa nella finale dei Panamericani d’Indianapolis con partita strepitosa di Oscar ndr). Siamo rimasti fuori dalle ultime due Olimpiadi e per Pechino dovremo sperare nel ripescaggio. Mancano risultati, mancano sponsor, mancano nuovi giocatori, mancano i mass media. Il basket brasiliano è in preda alla confusione: è povero di idee, di valori, di tutto".
NOSSA LIGA - Lo spagnolo Moncho Monsalve, a Mestre per un breve periodo nel 1982-83, è stato recentemente nominato c.t. della nazionale brasiliana. La nomina di uno straniero ha suscitato proteste. Oscar approva, ma con riserva: “Come terapia choc va bene. Cercare di qualificare il Brasile a Pechino e guidare la nazionale all’olimpiade. Ma non può essere una soluzione a lungo termine". Oscar fu il creatore della Nossa Liga, lega alternativa a quella ufficiale, ma il progetto non è mai decollato: "Ho fatto la mia parte. La situazione è triste. Era meglio quando ero sul parquet. Molti club hanno disertato. Oggi la lega ancora esiste, ma non ha più il suo campionato. Alcuni avevano paura di giocare una competizione alternativa a quella della confederazione”. Auguri Oscar, grande campione: vincere non è mai stata la cosa che ti riusciva meglio, ma nessuno ha saputo fare canestro come te.

Commenti

Post più popolari