College, allena scalzo:scarpe ai bambini africani

Questo per gli afroamericani è un anno speciale: il 4 aprile, infatti, sarà il quarantesimo anniversario dell’assassinio di Martin Luther King. Le celebrazioni in onore dell’uomo che "ebbe un sogno" saranno molte, ma alcune sono già partite in questo periodo. Su un ideale podio delle iniziative più curiose, merita quantomeno la segnalazione l’idea avuta da Ron Hunter, 43enne allenatore della squadra di basket dell’università di Iupui (Indiana-Purdue University at Indianapolis).
L’INCONTRO CON IL SANTONE – Hunter, l’8 gennaio scorso, è stato letteralmente folgorato dall’incontro con Emmanuel Ohonme, fondatore dell’associazione Samaritan’s Feet ("i piedi dei samaritani"). Ohonme, nigeriano, nato in una famiglia poverissima, ha ricevuto il primo paio di scarpe a 9 anni. Grazie a quello ha potuto cominciare a giocare a basket, la sua passione. Una passione che l’ha portato anche negli Stati Uniti, con la maglia dell’università di North Dakota. Ma Ohonme non voleva entrare né nell’Nba né in qualsiasi campionato. Dopo la laurea, si è dedicato per un decennio al volontariato, fondando poi a Charlotte la Samaritan’s feet, che si occupa di donare ai bambini africani più sfortunati delle scarpe per giocare a basket. Ron Hunter ha così deciso di dare il suo contributo, lanciando una campagna: raccogliere 40mila paia di scarpe entro il 4 aprile.
A PIEDI NUDI SUL PARQUET – Giovedì sera, se per caso foste passati nelle vicinanze dell’Iupui Gymnasium a Indianapolis, avreste notato che tutti, ma proprio tutti, erano scalzi. C’era, sì, la partita dei Jaguars, la squadra di Hunter, contro l’università di Oakland; ma nessuno tra i mille e passa spettatori aveva le scarpe ai piedi. Nemmeno l’allenatore di Iupui, in giacca, cravatta e pantaloni eleganti, ma scalzo a bordocampo. L’incontro è stato vinto dai Jaguars 82-69, anche se va detto che la lega dove giocano le due squadre, la Summit League, non è proprio di prima fascia.
IL TRIPLO DEL PREVISTO – Dopo l’ultima sirena, in compenso, è arrivato un altro risultato, forse più importante per coach Hunter rispetto a quello appena raggiunto sul campo. Per i bambini africani poveri erano state raccolte già 110mila paia di scarpe: merito anche di multinazionali come Converse e Walmart, che da sole avevano donato 40mila paia. Il coach è scoppiato in lacrime: "I piedi mi fanno male, ma immaginate un bambino che per tutta la vita è costretto a camminare scalzo – ha detto –. Io lavoro in un piccolo college, ma pensate all’esempio che darebbero gli allenatori delle grandi squadre di basket, se si presentassero senza scarpe sul parquet. In compenso abbiamo ricevuto moltissime e-mail di tecnici delle high-school, che si stanno comportando come noi". Anche lui, come Martin Luther King, ha un sogno.
L’INCONTRO CON IL SANTONE – Hunter, l’8 gennaio scorso, è stato letteralmente folgorato dall’incontro con Emmanuel Ohonme, fondatore dell’associazione Samaritan’s Feet ("i piedi dei samaritani"). Ohonme, nigeriano, nato in una famiglia poverissima, ha ricevuto il primo paio di scarpe a 9 anni. Grazie a quello ha potuto cominciare a giocare a basket, la sua passione. Una passione che l’ha portato anche negli Stati Uniti, con la maglia dell’università di North Dakota. Ma Ohonme non voleva entrare né nell’Nba né in qualsiasi campionato. Dopo la laurea, si è dedicato per un decennio al volontariato, fondando poi a Charlotte la Samaritan’s feet, che si occupa di donare ai bambini africani più sfortunati delle scarpe per giocare a basket. Ron Hunter ha così deciso di dare il suo contributo, lanciando una campagna: raccogliere 40mila paia di scarpe entro il 4 aprile.
A PIEDI NUDI SUL PARQUET – Giovedì sera, se per caso foste passati nelle vicinanze dell’Iupui Gymnasium a Indianapolis, avreste notato che tutti, ma proprio tutti, erano scalzi. C’era, sì, la partita dei Jaguars, la squadra di Hunter, contro l’università di Oakland; ma nessuno tra i mille e passa spettatori aveva le scarpe ai piedi. Nemmeno l’allenatore di Iupui, in giacca, cravatta e pantaloni eleganti, ma scalzo a bordocampo. L’incontro è stato vinto dai Jaguars 82-69, anche se va detto che la lega dove giocano le due squadre, la Summit League, non è proprio di prima fascia.
IL TRIPLO DEL PREVISTO – Dopo l’ultima sirena, in compenso, è arrivato un altro risultato, forse più importante per coach Hunter rispetto a quello appena raggiunto sul campo. Per i bambini africani poveri erano state raccolte già 110mila paia di scarpe: merito anche di multinazionali come Converse e Walmart, che da sole avevano donato 40mila paia. Il coach è scoppiato in lacrime: "I piedi mi fanno male, ma immaginate un bambino che per tutta la vita è costretto a camminare scalzo – ha detto –. Io lavoro in un piccolo college, ma pensate all’esempio che darebbero gli allenatori delle grandi squadre di basket, se si presentassero senza scarpe sul parquet. In compenso abbiamo ricevuto moltissime e-mail di tecnici delle high-school, che si stanno comportando come noi". Anche lui, come Martin Luther King, ha un sogno.
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