Petrucci, ira olimpica:"Il basket? Ci siamo illusi"

Il pasticcio Lorbek, poi lo choc agli Europei: un anno nerissimo Federazione allo sbando Messina si defila, Recalcati confermato: «Azzeriamo tutto»
Il day after dell’Italia, dopo l’eliminazione dagli Europei e l’addio alle Olimpiadi di Pechino, è una panoramica sulle macerie: sul parquet e nelle parole di Carlo Recalcati. «Non mi costa fatica - spiegava a tarda notte il ct - dire che abbiamo fatto un pessimo Europeo, molto distante da ciò che ci eravamo immaginati al tempo della partenza». Era il tempo dei flash e delle illusioni, quello, della squadra che poteva diventare la più forte di sempre. Mai vista. E se sullo sfondo, pure alla resa dei conti, sopra la bilancia finiscono sempre gli infortuni che hanno levato Gallinari, Galanda e Rocca, è bene fare chiarezza: un’attenuante (minima), non un’assoluzione.
«Nella disamina generale - ha continuato il tecnico - bisogna considerare tutto, dagli errori alle cose successe senza la nostra volontà». Cioé, gli infortuni.
Il dramma è ben più annodato. Per adesso, resta il risultato: incollato all’Europeo 2005 e al Mondiale 2006, è il terzo (molto) negativo della gestione Recalcati. Nelle stanze del Coni, che ad Atene portò truppe da medaglia, sono furenti, e buona grazia se il presidente Gianni Petrucci, che nel basket ci è cresciuto da presidente della Fip, si è autocensurato: «Ai Giochi - ha detto il numero uno dello sport italiano - meglio essere competitivi che illudersi». Cosa che questa squadra, con due prime scelte Nba, aveva fatto. Si racconta pure di una Federazione incavolata, anche se il presidente Fausto Maifredi, sorridente al ristorante dopo la batosta, non pareva voler impugnare la mannaia: «Spero che questi ragazzi si rendano conto cosa significa per il basket non andare ai Giochi».
Intanto, chi dovrebbe avere il timone del mondo baskettaro, e quindi pure della Nazionale, aveva pensato bene di blindare il tecnico azzurro fino al 2009, indipendentemente da ciò che avrebbe combinato agli Europei: il nuovo contratto di Recalcati, già autografato, dal 30 settembre 2007, porterà alla stessa data del 2009. Lui stesso, nonostante la grandinata, non si sente in discussione: «Dimettermi? Non ci ho pensato neanche un secondo. Ho avuto squadre che hanno vinto, altre che hanno fatto meno bene: il mio lavoro è allenare. E poi non sono io che devo dare le dimissioni: la Federazione mi ha rinnovato il contratto fino al 2009. Era già previsto che ci sarebbe stato del lavoro da fare, anche dopo gli Europei».
Recalcati farà una relazione ad Alberto Mattioli, responsabile della squadra, poi entrambi saranno davanti al Consiglio federale del 22 settembre. La missione, parola di Recalcati, è rinnovare e qualificarsi per gli Europei di Polonia, probabilmente senza gli American boys, impegnati in Nba: «Adesso azzeriamo tutti, perché nella relazione al Consiglio dovranno essere pianificati i prossimi due anni. Ci deve essere un rifacimento delle squadre Nazionali, che ha tardato ad arrivare: ora, volenti o nolenti, deve arrivare».
Anche se il panorama, appunto, è desolante: «Non ci sono giocatori - ha attaccato Recalcati - perché i club non li formano più e non basta averne due nell’Nba per essere un movimento competitivo agli alti livelli. Devi saper sopperire ad assenze importanti, e noi non lo siamo. È da anni che dico queste cose al Consiglio federale, ma poi non si fa mai nulla».
C’è chi nel palazzo del basket vorrebbe il ritorno di Ettore Messina, uno dei migliori d’Europa, ma le chance che l’Nba vorrà offrigli e la mai accontonata Barcellona (in Spagna non è permesso il part-time) lo rendono un’alternativa difficilmente praticabile. «Le cose, fortunatamente, vanno così male - aveva riso amaro qualche giorno fa il ct turco Boscia Tanjevic - che peggio non possono andare». Con quest’Italia del basket, sì.

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