Phoenix, provincia di Treviso

Dalla Gazzetta dello Sport del 02/10/06 di Guido Guida
La squadra dell'Arizona, guidata da grandi ex del nostro campionato, è in Italia per la preparazione. Spirito di gruppo, euforia, humour: ecco la ricetta (vincente) D'Antoni
Negli Stati Uniti da qualche anno va di moda la teoria dei sei gradi di separazione, in virtù della quale in sei passaggi tutte le persone del pianeta possono conoscersi tra di loro. Sulla stessa falsariga ne basterebbero decisamente meno per collegare i Phoenix Suns all’Italia: la franchigia dell'Arizona, allenata da Mike D’Antoni, è in Italia per iniziare la preparazione precampionato e venerdì sfiderà a Roma la Lottomatica prima di volare in Germania per un torneo con i Philadelphia 76ers, il Cska Mosca di Ettore Messina e il Maccabi Tel Aviv. I legami tra i Soli dell’Arizona e l'Italia sono molteplici: da Jerry Colangelo, storico proprietario che solo un anno fa ha ceduto la mano, all’italiano D’Antoni, dal vice Marc Iavaroni, ex di Milano, Forlì e Brescia a da molti indicato come il possibile allenatore di Bargnani a Toronto quando nel 2007 scadrà il contratto di Sam Mitchell, all’ex trevigiano Vinny Del Negro, che dei Suns è ora una sorta di team manager. E, se volessimo fare un salto nel passato, bisogna ricordare la sfortunata avventura nel 1995 di Stefano Rusconi o, prima ancora, l’ingaggio del bulgaro, ora di stanza a Caserta, Georgi Gluchkov, che fu il primo europeo ad approdare nella Nba senza avere giocato in un college statunitense.
La trasferta italiana non è solo l’ennesima dimostrazione dello stretto legame tra il Benetton Basket e il pianeta Nba e nemmeno una semplice rimpatriata per Mike D’Antoni, che nella Marca è arrivato insieme alla moglie Laurel, conosciuta ai tempi di Milano, ora impegnata in maniera estemporanea per il quotidiano “East Valley Tribune” con un diario di viaggio. In una pallacanestro sempre meno “yankee” e sempre più internazionale, non cambia solo l’approccio tecnico, ma anche la filosofia di squadra. Così, dopo avere “venduto” con successo il suo basket iperveloce, D’Antoni ora sta modellando il gruppo sullo stile del Vecchio Continente: "Siamo tutti fratelli, usciamo sempre insieme" l’affermazione convinta de redivivo Amare Stoudemire, uno che del concetto di famiglia deve aver sentito parlare solo a scuola. “E’ un sistema che funziona – gli fa eco Raja Bell – perché andiamo in giro e ci divertiamo da matti, però ci sentiamo anche molto responsabilizzati dalla fiducia che ha il coach in noi e quindi quando c’è da lavorare lo facciamo con grande intensità”.
Che Mike D’Antoni sia un inguaribile ottimista è storia, ma le ambizioni da titolo questa volta sono legittime. A una squadra da 54 vittorie potrà aggiungere il citato Stoudemire e Kurt Thomas, reduci da lunghi stop, e i nuovi acquisti Marcus Banks e Jumaine Jones. In allenamento, con Nash a dettare i ritmi, la squadra va già a tutta velocità, provando sistematicamente azioni di massimo 6-7 secondi per il tiro. Il buonumore sembra avere contagiato tutta la truppa arrivata dall’Arizona, quasi 70 persone, che hanno sottoscritto a pieno la filosofia del coach: “Il fatto che ci si diverta – dice Mike - non ci impedisce di lavorare duro”. E a divertirsi più di tutti pare essere il nuovo proprietario Robert Sarver, che glissa le domande cestistiche, ed evita così le critiche di chi lo dipinge col braccino corto, e commenta così la sua avventura in Italia: “Anche se la lingua è un problema non mi preoccupo perché se mi perdo e finisco nel primo ristorante che capita mangerò meglio che nel miglior ristorante italiano d’America”.

Commenti

Post più popolari