Pesaro, missione di basket in Kosovo

Una spedizione cestistica in Kosovo. Chi l’avrebbe mai detto? Gli slavi, che nel basket si sentono i migliori in Europa, chiamano la Vuelle per avere dei tecnici a dirigere un raduno dei 24 migliori prospetti nazionali. E così Stefano Bizzozi, responsabile del settore giovanile della Scavolini Spar, sarà a Pristina dal 20 al 22 ottobre insieme a un altro coach marchigiano, Giovanni Albanesi della Naturino Civitanova, per portare il suo contributo ad un camp di perfezionamento riservato a ragazzi nati negli anni ’90, ’91 e ’92: «E’ un’appendice del progetto-Africa, anche se nella ex Jugoslavia non avrebbero certo bisogno di noi per imparare la pallacanestro — ammette onestamente —. Ma credo che dietro ci sia più che altro la voglia dei kosovari di aprirsi alle altre realtà ora che sono diventati un’entità nazionale riconosciuta dalla Fiba. E lo sport resta uno dei mezzi migliori per farlo. In futuro vorremmo portare la prima squadra a Pristina per un progetto di solidarietà volto ad aiutare i bambini malati».
Con sé, intanto, Bizzozi porterà 48 completini griffati Scavolini-Spar e i programmi tecnici approvati dal vice-presidente federale che ha contattato il club pesarese dopo aver letto su internet gli scopi del Programma Giovani: «Infatti quello che ci rende più orgogliosi è il fatto che abbiano apprezzato le finalità del progetto: la pallacanestro per noi resta un mezzo per far crescere bene i giovani e anche per manifestare la nostra solidarietà verso altri luoghi del mondo». Non a caso, in Camerun, funziona alla grande la «Scuola basket Shisong» che ha messo in piedi già quattro squadre e stipendia regolarmente due allenatori formati dalla Vuelle. Mentre i Bees, che collaborano al progetto, hanno mandato in Africa 200 completini che avranno fatto la felicità di tanti ragazzi ai quali Bizzozi e altri faranno di nuovo visita in febbraio. Una «missione» partita due anni fa col primo scambio in Eritrea, proseguita poi in Brasile, quindi in Niger. «Non nascondiamo comunque le finalità cestistiche che pure esistono e mi sembra normale: trovassimo un 14enne del Kosovo particolarmente futuribile, potremmo anche proporgli di venire a completare le giovanili da noi per avere la cittadinanza italiana».

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