Lottomatica Roma (ITA) - Phoenix Suns (NBA) 93-100
Repesa riscopre davanti al Palalottomatica pieno che Moiso (l'unico senza nome sulla maglia…) può ancora dare cose interessanti, per lunghi tratti più di Mavrokefalidis. Eppure è proprio in centro che Phoenix ha fatto intendere subito la propria superiorità, perché la completezza di Marion è un fattore in Nba, figuriamoci contro squadre europee che non avranno mai gli strumenti per pareggiare il suo atletismo.
MIX - Ma il fascino di queste gare è vedere due mondi che si uniscono: D'Antoni che nei primi venti secondi di ogni timeout ascolta i suoi assistenti a dieci metri dalla panchina è molto americano, i fischi per gli arbitri e sui tiri liberi sono italianissimi, o almeno europei.
Le decisioni contestate non sono soltanto figlie di una diversa tutela arbitrale per le due squadre ma anche di un impatto fisico assolutamente non paragonabile: la buona prestazione e i minuti di Righetti non sono un caso. Ma l'abisso dell'Oceano oggi è proprio qui, al di là di questa partita.
LA GARA - Annotata la serata da Nba di Bodiroga e alcune fiammate di Hawkins, quanto alla storia della gara poco da dire. Phoenix fa valere il proprio impatto di velocità ed energia da subito e sfrutta il miglior momento di Nash a cavallo dei primi due quarti per toccare il 22-36 al 15'. Moiso e Righetti affiancano Bodiroga per rientrare sul 34-38, ma le triple dei Suns valgono a mantenere le distanze intorno alla doppia cifra.
Un ritorno da urlo dagli spogliatoi di Ilievski alla lunga lo fa andare fuori giri, così il -7 toccato al 27' resta il "miglior svantaggio" pareggiato da un 10-3 a cavallo degli ultimi due quarti (80-87 al 39') e dal punteggio finale, a cui D'Antoni arriva non senza volerci chiamare sopra timeout più di una volta.
La grande atmosfera del PalaLottomatica
Phoenix provincia di Roma. Facile far esplodere l'entusiasmo quando il catalizzatore è uno come Steve Nash.
L'australiano è quello che un attimo prima della palla a due va a cercare ogni bambino vicino alla panchina per battergli il 5 e si deve asciugarsi il sudore perché ha vissuto da primattore il riscaldamento, consapevole che tanti erano venuti soprattutto per lui.
Lo stesso Nash che prende in giro Diaw tornando in difesa dopo che il francese aveva perso palla, o che più tardi con una finta stende Ilievski, o che quando D'Antoni lo chiama a riposare lui segue i compagni straiato nell'angolo del campo di fronte alla sua panchina.
ITALIANO VERO - Già, proprio D'Antoni, uno che l'Italia ce l'ha non solo nel passato ma nel sangue, soprattutto perché le sue gag migliori le concede con gli arbitri: si ostina a ottenere (e ottiene) una decisione arbitrale che quando torna in panchina i suoi assistenti gli diranno non esserci, mettendosi a ridere; ma poco prima quando l'arbitro prende (a suo favore) una delle tante decisioni contestabili della serata, si mette a scherzare coi romani mimando chiaramente "Non ti preoccupare, è normale che faccia così".
PARTERRE DE ROI - Special guest da urlo, per accogliere i quali anche il parterre si è riempito di volti noti. In fila in prima fila uno accanto all'altro Veltroni, Bertomeu e Stern, poco più in là il ministro Melandri vicina a Toti. C'è Gilberto Benetton con Buzzavo. Ci sono gli habituee romani Malagò e D'Antoni (Sergio), con Panatta. Tanti direttori di giornale.
C'è ovviamente l'entourage della Legabasket, ma anche Antonetti, Natali, Sabatini e proprio lì accanto il ct Recalcati. Sacro e blasfemo con l'immancabile sindaco di Las Vegas in parata anche da queste parti seduto vicino all'idolatrato Bill Russell. E un bel po' del mondo del calcio, tra il romanista Taddei e Rivera, Taveri e Ambrosini amico di Nash.
ROMA FA L'AMERICANA - In questi giorni la capitale si è riempita di entusiasmo non solo giovanile per il basket, con un'età media sicuramente superiore al pubblico del giorno prima di Barcellona-Sixers. Conquistare profani è da sempre la missione del basket nella Capitale per riempire di passione e divertimento il PalaLottomatica come contro i Suns. Un amore che dall'Arizona hanno omaggiato con una banda tricolore sulla maglia a incorniciare l'abituale maglia viola.
Proprio attraverso un calciofilo come Nash, questi giorni hanno detto che il bacino a cui attingere non è tanto quello del calcio, quanto quello dei tanti appassionati di basket Usa. Comunque due culture diverse dalla pallacanestro nostrana, ma almeno quando Roma vuol fare l'americana, ci riesce. E da qui bisogna attingere per evitare che l'ondata di questi giorni non sia solo episodica.
E' la vecchia storia dei denti e del pane. Chi poteva andare nella Nba ma non ha voluto e chi voleva attraversare l'Oceano ma ancora non ha potuto. Comunque sia, giocatori a cui l'Italia sta stretta. Sono Dejan Bodiroga e David Hawkins, due che hanno talento da vendere.
"E' fantastico veder giocare Bodiroga: è un giocatore intelligente, un vincente". Parole e musica di Steve Nash, a fine gara, che non ha dubbi sul giocatore della Lottomatica che più l'ha colpito.
"Mi onora sentire queste parole da un giocatore straordinario, il miglior play degli ultimi anni" dice di rimando pochi minuti dopo lo stesso Dejan, che quasi si fa timido di fronte ai complimenti. Ma non si può non fargli notare che la sua classe, la sua esperienza e il suo mestiere ancora imbambolano giovani leoni ruggenti come Diaw.
"Effettivamente va avanti così da anni, ancora funziona", sorride il serbo. Che indirettamente risponde più tardi: "Se uno sa giocare e sa segnare, lo sa fare ovunque, non importa che giochi in America o meno".
Tradotto e ribadito quanto è palese da tempo: se non ha attraversato l'Atlantico non è certo perché non fosse all'altezza. Semplicemente sono scelte.
Avesse offerte interessanti in mano, la traversata David Hawkins la farebbe subito a nuoto, dopo che già in estate ha tenuto in stand by la Lottomatica in attesa di una chiamata Nba: "Ovviamente per me era una partita dalle grandi motivazioni - confessa l'ex Rieti - perché non tutti hanno la possibilità di dimostrare il proprio valore contro una squadra Nba".
Così uno dei suoi più grandi sponsor diventa Mike D'Antoni quando a fine partita dice di lui: "E' bravo, sicuramente è più fisico di quello che pensavo, può giocare nella Nba".
"Lo spero - è la risposta a distanza di Hawkins - ma intanto sono a Roma e voglio concentrarmi per fare bene qui e vincere il campionato. Poi è chiaro che giocare nella Nba è l'obiettivo di tutti".
Proprio di tutti? Citofonare al suo compagno di squadra col numero 10…
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