Una lezione di basket

Di quelle che non si dimenticano, per qualità ed intensità. La Spagna del basket s'è così laureata campione del mondo, superando in finale la Grecia, annichilita, 70-47. E pensare che l'infortunio riportato in semifinale dall'uomo di punta delle furie rosse, Pau Gasol, aveva sbilanciato il pronostico verso i campioni d'Europa in carica, già autori dell'impresa di buttare fuori gli Usa. Il lungo iberico s'è così seduto in borghese in panchina, accompagnato a braccia dagli uomini dello staff per non poggiare a terra il piedone dolorante per un dito fratturato. «Pau tambien juega», gioca anche Pau, è stata la frase impressa sulle magliette dei tifosi spagnoli. Ed è sembrato che effettivamente il fuoriclasse di punta dei Memphis Grizzlies della Nba fosse lì, sul parquet. Infatti la sua squadra non ha mostrato alcun cedimento emotivo, privata delle giocate del bambinone catalano, anzi ha raddoppiato le proprie forze, spedendo spesso in campo anche il meno famoso dei fratello Gasol, Marc, che però ha mulinato vicino a canestro le sue braccia, opponendosi ai pariruolo della Grecia assieme a tutta la batteria di lunghi a disposizione del ct Josè Vicente Hernandez. Che dopo il capolavoro della sua squadra ha disertato la premiazione, con il cuore devastato da mille sensazioni, visto che la notte prima della finalissima era stato raggiunto dalla notizia della morte del papà. Ma lui è rimasto lì, a guidare i suoi ragazzi che hanno appreso la notizia solo a partita finita. «Nessuno di noi lo sapeva - ha dichiarato il presidente della Federazione spagnola Saez - è stato molto difficile, un momento brutto, ma Hernandez ha dimostrato che è un grande coach, ma la medaglia d' oro l'aveva giá vinta anche come uomo prima della partita». La gara è stata una cavalcata delle furie rosse. La Grecia di Panagiotis Yannakis ha retto nei primi minuti poi la difesa iberica ha mandato in tilt, con un infinità di raddoppi sui lunghi e delle rotazioni difensive al sincrono, gli avversari. In attacco poi Garbajosa, Navarro e Calderon hanno scaldato la mano producendo lo strappo che ha chiuso la partita già nei primi 20', conclusisi sul 23-43. La seconda parte è stata un'esatta replica della prima. Negli spogliatoi Yannakis non è riuscito a trovare contromisure alle giocate da videogame degli spagnoli che hanno inflitto agli avversari una durissima lezione. Finale senza storia per un successo meritato e che non sembra certo poter essere circoscritto ad un episodio. Da anni ormai la Spagna, con un progetto certosino di crescita e valorizzazione dei giovani è un laboratorio che produce atleti eccezionali. Ed il risultato giapponese segna l'esplosione di una generazione destinata a lasciare il segno nel futuro per tanto tempo ancora. La Grecia, pur difronte ad una sconfitta di dimensioni che si avvicinano alla disfatta, esce a testa alta dal torneo stringendo al collo l'argento mondiale. Ha lasciato un pò di dubbi l'elezione di Pau Gasol, il grande assente della finale, come miglior giocatore della manifestazione. Premio che forse sarebbe dovuto andare a Jorge Garbajosa, votato comunque nel quintetto ideale assieme a Papaloukas, Ginobili, Carmelo Anthony e proprio Paul Gasol.
Di Fabrizio Fabbri da IL TEMPO

Miniriscatto Usa, Argentina k.o.
Nella finale iridata per il terzo posto gli statunitensi battono i sudamericani 96-81. Quinto posto per la Francia: superata la Turchia 64-56


Un altro bronzo per gli Stati Uniti, dopo quello di due anni fa ad Atene. E’ Dwyane Wade, con 32 punti, a stroncare la resistenza dell’Argentina, battuta 96-81, che non sopravvive alla partitaccia di Manu Ginobili in caduta libera (10 punti, 2/9, utilizzato solo 19’), che dopo la terribile serata al tiro con la Spagna non ha più le gambe per stare in campo. La finalina mondiale parte con l’intesità di un’esibizione, gli Usa giocano qualche minuto difendendo con una zona disastrosa e la qualità del gioco collettivo argentino ha il sopravvento (Scola, 12 punti nei primi 6’13", 15-21). Ma l’Argentina ha la forza di allungare solo col secondo quintetto: Carlos Delfino segna 11 dei primi 13 punti del 2° quarto, e con Prigioni in regìa e Hermann, arriva il massimo vantaggio (34-43).
Gli Usa reagiscono, con Anthony e James, ma è soprattutto l’Argentina a spegnersi, anche quando rientrano i titolari. Ginobili dà tutto sull’ultimo vantaggio (46-49), ma, al 12-3 americano, seguono terzo e quarto fallo di Scola a inizio ripresa. La pressione degli olimpionici è quasi nulla, giocano di posizione anche n difesa, e quando si rifugiano a zona, Wade (13/17 al tiro, 3/3 da 3) non si ferma più. Sono lui e James (20 punti, 9 rimbalzi, 7 assist), che acquista un paio di volta velocità regalando dei numeri da copertina, a spezzare la gara definitivamente a inizio dell’ultimo quarto, dopo un tentativo di resistenza argentina con Nocioni (79-70).
Due triple del campione Nba portano al massimo vantaggio (91-75) mentre Anthony, stavolta tira male (15, ma con 6/17 e 1/6 ai liberi). Finisce con una strana cerimonia di premiazione: domenica non ci sarà un podio, il bronzo è stato consegnato oggi. Se gli Stati Uniti sono all’inizio di un processo che dovrebbe riportarli all’oro a Pechino, l’Argentina ha iniziato una parabola discendente. Il primo ad ammetterlo è Ginobili, che non assicura la sua presenza ai Panamericani 2007 che qualificheranno all’Olimpiade.
di Luca Chiabotti dalla Gazzetta dello Sport

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