Il Gioco nelle Comunità Indigene

A Polhó, come in quasi tutte le comunità c’è un grande campo da pallacanestro, passione dei ragazzi e degli adulti, che spesso purtroppo hanno molto tempo libero, a causa della mancanza di lavoro e anche dell’esercito e dei paramilitari che circondano le comunità e non permettono di uscire liberamente.Il campo di pallacanestro è quindi sempre molto frequentato e diventa il luogo preferito di sfogo e divertimento a tutte le ore del giorno. Quello che ho visto su quel campo è stato però molto più che delle semplici partite tra due squadre: gli indios sanno giocare senza lottare, senza dare importanza al risultato, ma solo con il gusto di divertirsi. Non mi è mai capitato di vedere tensione, né discussioni, cosa per altro quasi assente nella vita stessa della comunità, e mi ha meravigliato notare come qualunque azione, sia quelle vincenti che le cadute o gli sbagli più evidenti, fossero accolte da tutti i giocatori e pure dagli spettatori sulla gradinata, con risate sonore e divertite. Si ride quando qualcuno segna, si ride quando si sbaglia. Del resto non è altro che un gioco.E non dipende dall’importanza che ha un campo, un torneo, dipende solo da una visione della vita e delle sue priorità che non ha niente a che vedere con quella del ricco occidente. In Chiapas basta già la guerra vera, quella che si combatte ogni giorno contro il malgoverno, contro le oppressioni, contro la violenza delle multinazionali, bastano gli attacchi di paramilitari e militari. Il gioco quindi resta il più possibile solo un gioco.Ma nonostante la durezza della vita di questi bambini e delle loro comunità, spesso mi è venuto da chiedermi in fondo quali sono i bambini più fortunati, quelli annoiati e grassi delle nostre città o questi, diseredati ma con lo spirito e l’entusiasmo tutti interi?
Tratto da http://mexico.blogosfere.it del 28/02/06
la foto è spettacolare. sembra una arena da pok-ta-pok precolombiana!
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