Sandro Gamba nella Hall of Fame

Sandro Gamba, nato il 3 giugno 1932 a Milano, è stato capoallenatore della Nazionale italiana, della Ignis Varese, della Berloni Torino e della Virtus Bologna. Lunga ed intensa la sua carriera. Come giocatore e come allenatore. Come giocatore del grande Simmenthal, cominciò a via Washington, sul campo all'aperto, quando si chiamava ancora Borletti, con Cesare Rubini come compagno di squadra e poi come allenatore. Ha vissuto tutta l'epopea del basket italiano: dal dopoguerra fino ai trionfi in azzurro, dalle Olimpiadi di Roma (da giocatore) a quelle di Mosca (da allenatore).
Aveva iniziato a giocare per curare una mano, colpita da una pallottola vagante nell'aprile del 1945, nei convulsi giorni che hanno preceduto la liberazione. In pratica non ha più smesso.
Elliot Van Zandt, primo allenatore della Nazionale del dopoguerra, aveva già previsto tutto: lo incoraggiava a studiare e ogni discussione si concludeva con: "Puoi diventare un buon allenatore".
Giocò solo a Milano e in Nazionale (64 presenze e 210 punti). Con il Borletti-Simmenthal ha vinto nove scudetti come giocatore e poi tre scudetti, una Coppa Campioni e due Coppe delle Coppe come assistente allenatore. Nel 1973 il trasferimento a Varese dove guidò i vecchietti terribili Aldo Ossola, Bob Morse, Ivan Bisson, Marino Zanatta, Dodo Rusconi, ma anche Charlie Yelverton e Dino Meneghin. Vinse quattro volte: due scudetti e due coppe dei campioni. Poi la Nazionale: 262 gare e 171 vittorie in due periodi: dal '79 all'85, dall'87 al '92. E l'Italia vinse con due, forse tre, generazioni di giocatori: Argento alle Olimpiadi di Mosca 80, Oro agli Europei di Nantes 83, Argento agli Europei di Roma 91 e Bronzo a quelli di Stoccarda.
Il ritiro a sessant'anni. Forse precoce. Oggi l'ingresso nella Hall of Fame. Un riconoscimento più che giusto.
Aveva iniziato a giocare per curare una mano, colpita da una pallottola vagante nell'aprile del 1945, nei convulsi giorni che hanno preceduto la liberazione. In pratica non ha più smesso.
Elliot Van Zandt, primo allenatore della Nazionale del dopoguerra, aveva già previsto tutto: lo incoraggiava a studiare e ogni discussione si concludeva con: "Puoi diventare un buon allenatore".
Giocò solo a Milano e in Nazionale (64 presenze e 210 punti). Con il Borletti-Simmenthal ha vinto nove scudetti come giocatore e poi tre scudetti, una Coppa Campioni e due Coppe delle Coppe come assistente allenatore. Nel 1973 il trasferimento a Varese dove guidò i vecchietti terribili Aldo Ossola, Bob Morse, Ivan Bisson, Marino Zanatta, Dodo Rusconi, ma anche Charlie Yelverton e Dino Meneghin. Vinse quattro volte: due scudetti e due coppe dei campioni. Poi la Nazionale: 262 gare e 171 vittorie in due periodi: dal '79 all'85, dall'87 al '92. E l'Italia vinse con due, forse tre, generazioni di giocatori: Argento alle Olimpiadi di Mosca 80, Oro agli Europei di Nantes 83, Argento agli Europei di Roma 91 e Bronzo a quelli di Stoccarda.
Il ritiro a sessant'anni. Forse precoce. Oggi l'ingresso nella Hall of Fame. Un riconoscimento più che giusto.
Ufficio Stampa Fip
la prima partita che ho allenato (era campionato allievi), la prima volta che mi sono seduto in panca da coach, ho vinto contro charlie yelverton. un grande, molto disponibile e sorrideva sempre, gli piace proprio allenare i ragazzini. e poi col suo cappellino stile baseball e i bretelloni multicolore a tenergli su i jeans era troppo americano!(ps: al ritorno, in casa sua, ha vinto lui, ma la arbitra mi ha segato mezza squadra con una leggerezza e un'incoscienza invidabili...)
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