Earl "The Goat" Manigault: il Re Buono
"In vita mia ho affrontato più di 1500 avversari ma quello che più di tutti mi dava del filo da torcere era Earl Manigault. Un vero mastino. E pensare che era alto solo 1 metro e 80". Kareem Abdul Jabbar.
Ai più, in Italia, questo nome è sconosciuto o al massimo fa tornare alla memoria un film, "Rebound" (che inizia proprio con la frase di Kareem, in risposta alla domanda di chi fisse stato, nella sua lunga carriera, il giocatore che più lo aveva messo in difficoltà) uscito nel 1996 e che trattava la vita di un grande giocatore da playgrounds, distrutto dall'abuso di coca ed eroina. In realtà è il nome di un uomo, che, con le sue giocate e la sua incredibile elevazione, ha strabiliato chiunque avesse avuto la fortuna di vederlo dal vivo ed ha dato un motivo per continuare a sognare e a vivere ad un quartiere, Harlem, dove povertà, morte e delinquenza caratterizzano l'esistenza degli abitanti.
Solamente la povertà, i vizi e la droga hanno potuto fermare il volo di Earl. Nato nella Carolina del Sud e precisamente a Charleston, come ultimo di nove fratelli di una famiglia poverissima, il futuro "The King" venne subito abbandonato per strada… quella stessa strada che lo vide artefice delle più belle giocate mai fatte su un campo di basket. La sua infanzia fu molto difficile; raccolto e adottato dalla signora Mary Manigault, che gli offrì tutto quello che poteva, il piccolo Earl avrà sempre la povertà come compagna di vita. Trasferitosi a New York City, la patria dei playgrounds, con la mamma, Manigault, che tutti credevano muto a causa del suo completo distacco dal mondo circostante, scoprì il suo amore per il basket, quel gioco attraverso il quale divenne una leggenda.
Col passare degli anni, la classe di Earl cresceva in maniera esponenziale e la fama delle sue giocate iniziava a fare il giro dello stato. A 13 anni, alto solo 165 cm, il Re riusciva a schiacciare con due palloni da volley contemporaneamente. Da teenager Manigault si esibiva sia alla Franklin High School (dove polverizzò ogni record scolastico segnando anche 52 punti in un solo tempo di gioco) che sui campetti della periferia della Grande Mela, ed è proprio in questi ultimi che nacque la leggenda del Re di Harlem. Earl frequentava i playgrounds, anche per 20 ore al giorno, per divertirsi ma anche per raccimolare qualche dollaro scommettendo sulle sue prestazioni. Durante le accese partite nei campetti di Harlem e durante il famoso Rucker Park Tournament, Earl mise in riga - ed in alcuni casi umiliò letteralmente - diverse stars, presenti o future, di NBA ed ABA, tra i quali il già citato Lew Alcindor, (meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar), Julius Erving, Connie Hawkins, Earl Monroe, Jackie Jackson, Nate Archibald, Paul Robinson, Bill Bradley e Dave Cowens.Col passare degli anni, la classe di Earl cresceva in maniera esponenziale e la fama delle sue giocate iniziava a fare il giro dello stato. A 13 anni, alto solo 165 cm, il Re riusciva a schiacciare con due palloni da volley contemporaneamente. Da teenager Manigault si esibiva sia alla Franklin High School (dove polverizzò ogni record scolastico segnando anche 52 punti in un solo tempo di gioco) che sui campetti della periferia della Grande Mela, ed è proprio in questi ultimi che nacque la leggenda del Re di Harlem.
Earl frequentava i playgrounds, anche per 20 ore al giorno, per divertirsi ma anche per raccimolare qualche dollaro scommettendo sulle sue prestazioni. Durante le accese partite nei campetti di Harlem e durante il famoso Rucker Park Tournament, Earl mise in riga - ed in alcuni casi umiliò letteralmente - diverse stars, presenti o future, di NBA ed ABA, tra i quali il già citato Lew Alcindor, (meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar), Julius Erving, Connie Hawkins, Earl Monroe, Jackie Jackson, Nate Archibald, Paul Robinson, Bill Bradley e Dave Cowens. Molti di questi furono testimoni di quella che probabilmente è stata la più straordinaria prestazione su un campo da gioco. Qualcuno dal pubblico offrì a Manigault 60 dollari nel caso fosse riuscito a realizzare 20 reverse dunks (si trattava di schiacciare compiendo una rotazione di almeno 180 gradi in aria) durante la partita che stava per cominciare. Earl accettò e non ne fece 20, ma bensì 36 durante il match (!!!!). La cosa ancora più stupefacente è data dal fatto che in alcune di queste Earl compì una rotazione di 440 gradi (!!!!!!).
Ma le imprese di Manigault con la palla da basket non si fermarono certo qui. Il 4 luglio del '66 in località Riis Beach al Queens, ha schiacciato salendo tra due avversari (stile Carter su Weis ai giochi di Sidney), guadagnando altri 30 cm con un colpo di reni mentre si trovava in aria… per la cronaca i due avversari si chiamavano Jabbar e Connie Hawkins; in una partita con la squadra della scuola, ha schiacciato salendo sopra i 4 metri; ha eseguito, primo nella storia (e unico????), la double dunk, ovvero ha schiacciato prima con una mano, per poi riprendere il pallone con l'altra e rischiacciare….il tutto mentre stava in aria e ad una velocità pazzesca; inoltre sembra essere riuscito anche ad eseguire una schiacciata a 720 gradi…
Verso la metà degli anni sessanta, Earl, nonostante le sue gesta liceali fossero seguite da scouts di circa 75 diverse università, tra cui Duke, Indiana e North Carolina, va alla Johnson C. Smith University, dove i suoi vizi e le incomprensioni con coach Bill McCollough, non gli permisero di resistere per più d
i un anno.Tornato a NYC, Earl ricominciò ad esibirsi nei playgrounds di Harlem e dintorni, attirando, si dice, anche 10000 spettatori. Purtroppo le cattive frequentazioni e l'amore per "the great white lady", l'eroina, lo distrussero come uomo. Entrò ed uscì di prigione diverse volte per furto e spaccio e fu etichettato dalla stampa sportiva come un drogato la cui fama era dovuta alla fantasia della gente di Harlem. Questo poteva essere vero per chi non l'aveva visto all'opera e non per chi si era stropicciato gli occhi nel vedere The King in azione.
Ormai la sua carriera era finita anche se, nel 1971, provò per una settimana con gli Utah Stars dell'ABA. La droga aveva ormai offuscato la sua classe istintiva e le sue prestazioni fisiche e, in quel frangente, naufragò definitivamente l'opportunità di vedere il più grande di sempre su un parquet che conta. Probabilmente il fatto che non abbia mai giocato in nessuna lega professionistica rende ancora più affascinante l'immagine di questo uomo capace di cose mai viste su un campo di basket. Earl Manigault è stato un'artista che distribuiva le sue opere nei fatiscenti campi di periferia, che con le sue giocate risplendevano come i più bei e moderni palazzi NBA.Da grande campione qual è stato, Earl ha battuto anche la dipendenza dagli stupefacenti, disintossicandosi e dedicandosi a cause pubbliche come la creazione di un torneo per portare i bambini di colore di Harlem lontani dalla droga.Nel maggio del 1998, nello stesso giorno della
scomparsa di Frank Sinatra, a causa di un arresto cardiaco, Earl "the Goat" Manigault, "King of Harlem", ha spiccato il suo ultimo balzo, quello verso il cielo. Di lui continua a vivere la leggenda: quella di un uomo che poteva andare in giro per Harlem senza un penny in tasca e avere ciò che voleva; di un uomo che era il più grande di tutti con la palla arancio in mano, senza Jabbar o Micheal che reggano il confronto; di un uomo che si dice voleva sedersi sul ferro del canestro e solo per pochi centimetri non ce la fece; di un uomo che ha fatto sognare ed alzare la testa a migliaia di persone che la sorte aveva già etichettato come "senza futuro".
Per saperne di più andate nel sito http://goat82.interfree.it/index.html , dell'amico Gianni Casillo
Ai più, in Italia, questo nome è sconosciuto o al massimo fa tornare alla memoria un film, "Rebound" (che inizia proprio con la frase di Kareem, in risposta alla domanda di chi fisse stato, nella sua lunga carriera, il giocatore che più lo aveva messo in difficoltà) uscito nel 1996 e che trattava la vita di un grande giocatore da playgrounds, distrutto dall'abuso di coca ed eroina. In realtà è il nome di un uomo, che, con le sue giocate e la sua incredibile elevazione, ha strabiliato chiunque avesse avuto la fortuna di vederlo dal vivo ed ha dato un motivo per continuare a sognare e a vivere ad un quartiere, Harlem, dove povertà, morte e delinquenza caratterizzano l'esistenza degli abitanti.

Col passare degli anni, la classe di Earl cresceva in maniera esponenziale e la fama delle sue giocate iniziava a fare il giro dello stato. A 13 anni, alto solo 165 cm, il Re riusciva a schiacciare con due palloni da volley contemporaneamente. Da teenager Manigault si esibiva sia alla Franklin High School (dove polverizzò ogni record scolastico segnando anche 52 punti in un solo tempo di gioco) che sui campetti della periferia della Grande Mela, ed è proprio in questi ultimi che nacque la leggenda del Re di Harlem. Earl frequentava i playgrounds, anche per 20 ore al giorno, per divertirsi ma anche per raccimolare qualche dollaro scommettendo sulle sue prestazioni. Durante le accese partite nei campetti di Harlem e durante il famoso Rucker Park Tournament, Earl mise in riga - ed in alcuni casi umiliò letteralmente - diverse stars, presenti o future, di NBA ed ABA, tra i quali il già citato Lew Alcindor, (meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar), Julius Erving, Connie Hawkins, Earl Monroe, Jackie Jackson, Nate Archibald, Paul Robinson, Bill Bradley e Dave Cowens.Col passare degli anni, la classe di Earl cresceva in maniera esponenziale e la fama delle sue giocate iniziava a fare il giro dello stato. A 13 anni, alto solo 165 cm, il Re riusciva a schiacciare con due palloni da volley contemporaneamente. Da teenager Manigault si esibiva sia alla Franklin High School (dove polverizzò ogni record scolastico segnando anche 52 punti in un solo tempo di gioco) che sui campetti della periferia della Grande Mela, ed è proprio in questi ultimi che nacque la leggenda del Re di Harlem.
Earl frequentava i playgrounds, anche per 20 ore al giorno, per divertirsi ma anche per raccimolare qualche dollaro scommettendo sulle sue prestazioni. Durante le accese partite nei campetti di Harlem e durante il famoso Rucker Park Tournament, Earl mise in riga - ed in alcuni casi umiliò letteralmente - diverse stars, presenti o future, di NBA ed ABA, tra i quali il già citato Lew Alcindor, (meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar), Julius Erving, Connie Hawkins, Earl Monroe, Jackie Jackson, Nate Archibald, Paul Robinson, Bill Bradley e Dave Cowens. Molti di questi furono testimoni di quella che probabilmente è stata la più straordinaria prestazione su un campo da gioco. Qualcuno dal pubblico offrì a Manigault 60 dollari nel caso fosse riuscito a realizzare 20 reverse dunks (si trattava di schiacciare compiendo una rotazione di almeno 180 gradi in aria) durante la partita che stava per cominciare. Earl accettò e non ne fece 20, ma bensì 36 durante il match (!!!!). La cosa ancora più stupefacente è data dal fatto che in alcune di queste Earl compì una rotazione di 440 gradi (!!!!!!).
Ma le imprese di Manigault con la palla da basket non si fermarono certo qui. Il 4 luglio del '66 in località Riis Beach al Queens, ha schiacciato salendo tra due avversari (stile Carter su Weis ai giochi di Sidney), guadagnando altri 30 cm con un colpo di reni mentre si trovava in aria… per la cronaca i due avversari si chiamavano Jabbar e Connie Hawkins; in una partita con la squadra della scuola, ha schiacciato salendo sopra i 4 metri; ha eseguito, primo nella storia (e unico????), la double dunk, ovvero ha schiacciato prima con una mano, per poi riprendere il pallone con l'altra e rischiacciare….il tutto mentre stava in aria e ad una velocità pazzesca; inoltre sembra essere riuscito anche ad eseguire una schiacciata a 720 gradi…
Verso la metà degli anni sessanta, Earl, nonostante le sue gesta liceali fossero seguite da scouts di circa 75 diverse università, tra cui Duke, Indiana e North Carolina, va alla Johnson C. Smith University, dove i suoi vizi e le incomprensioni con coach Bill McCollough, non gli permisero di resistere per più d

Ormai la sua carriera era finita anche se, nel 1971, provò per una settimana con gli Utah Stars dell'ABA. La droga aveva ormai offuscato la sua classe istintiva e le sue prestazioni fisiche e, in quel frangente, naufragò definitivamente l'opportunità di vedere il più grande di sempre su un parquet che conta. Probabilmente il fatto che non abbia mai giocato in nessuna lega professionistica rende ancora più affascinante l'immagine di questo uomo capace di cose mai viste su un campo di basket. Earl Manigault è stato un'artista che distribuiva le sue opere nei fatiscenti campi di periferia, che con le sue giocate risplendevano come i più bei e moderni palazzi NBA.Da grande campione qual è stato, Earl ha battuto anche la dipendenza dagli stupefacenti, disintossicandosi e dedicandosi a cause pubbliche come la creazione di un torneo per portare i bambini di colore di Harlem lontani dalla droga.Nel maggio del 1998, nello stesso giorno della
scomparsa di Frank Sinatra, a causa di un arresto cardiaco, Earl "the Goat" Manigault, "King of Harlem", ha spiccato il suo ultimo balzo, quello verso il cielo. Di lui continua a vivere la leggenda: quella di un uomo che poteva andare in giro per Harlem senza un penny in tasca e avere ciò che voleva; di un uomo che era il più grande di tutti con la palla arancio in mano, senza Jabbar o Micheal che reggano il confronto; di un uomo che si dice voleva sedersi sul ferro del canestro e solo per pochi centimetri non ce la fece; di un uomo che ha fatto sognare ed alzare la testa a migliaia di persone che la sorte aveva già etichettato come "senza futuro".
Per saperne di più andate nel sito http://goat82.interfree.it/index.html , dell'amico Gianni Casillo
Ciao, sono Gianni Casillo, volevo ringraziarti per il link al sito...se sei interessato sto cercando di organzizzare un torneo estivo per ragazzi, ma senza collaborazioni nn è una cosa semplice.Fammi sapere, grazie, ciao.
RispondiElimina