Oscar Schmidt “Maõ Santa“
Uno sforzo di immaginazione: siamo su una spiaggia brasiliana, suona non si sa dove “The Girl from Ipanema” di Moraes/Jobim/Getz/Gilberto (qui trovate una versione di un chitarrista scaricabile gratuitamente), insomma il top del jazz brasiliano. C’è il sole, ovviamente, le palme, il mare, e c’è gente che gioca a calcio sulla sabbia.
Ma da qualche parte, c’è qualcuno che preferisce la palla a spicchi. Lo chiamano “Maõ Santa“, Mano Santa.
Oscar Daniel Bezerra Schmidt nasce il 16 Febbraio 1958 a Natal, in Brasile, Stato del Rio Grande do Norte. Entrambi i genitori, Oswaldo e Janira, giocavano a pallavolo, ma lui a 7 anni entra nel club cestistico AABB. Su un campo scassato, di cemento, con un canestro ben poco amico dei tiratori, inizia dunque la traiettoria del detentore del record mondiale di punti segnati: 49.703, in 26 anni di carriera ufficiale.
Un nuovo inizio, questa volta quello buono, Oscar lo vive quando la sua famiglia si trasferisce a Brasilia; lui ha 13 anni ed è alto circa 190 cm, quindi suo zio Alonso lo indirizza al Unidade Vizinhança, allenato da Laurindo Miura tra gli anni 1972/73. Il suo primo coach ricorda la dedizione del giovane Oscar, che si allenava con due categorie (la sua e quella superiore) e dedicava a migliorarsi dalle due alle tre ore oltre ogni allenamento.
Nel 1974 gioca per il Palmeiras di San Paolo. Già a 15 anni aveva ottenuto delle convocazioni nazionali, per i Giochi Studenteschi Brasiliani e poi per la selezione giovanile e maggiore dello Stato di Brasilia. Quando è a San Paolo dunque è già sotto osservazione, tanto che diciassettenne è titolare nella prima squadra.
Continua a migliorare: nel 1977 è eletto miglior pivot di categoria in tutto il Sudamerica, così diciannovenne entra nella selezione brasiliana dove conquista il titolo di campione sudamericano. Ho detto miglior pivot? Si, non è un errore di battitura: Oscar, che nel pieno della carriera sarà un’ ala versatile (2/3 ruoli) di 205 cm, da giovane si destreggia e fa valere la sua stazza anche sotto i canestri.
Nel 1978 è bronzo mondiale nel Campionato delle Filippine. Nello stesso anno il Palmeiras viene praticamente smantellato, e il coach Claudio Mortari si porta Oscar al Sirio, sempre di San Paolo; non è una sorpresa che il Sirio vinca tutto nel 1979, compresi un titolo sudamericano contro il Guaiqueries di Margherita, squadra venezuelana, e la Coppa William Jones (un mondiale per club) contro gli jugoslavi del Bosna. Lui stesso consente questa ultima vittoria, quando segna i due liberi che portano la sua squadra ai supplementari.
Arriviamo alla prima delle Olimpiadi disputate dal brasiliano; alla fine sono 5, da Mosca 1980 ad Atlanta 1996. A Mosca conquista la quinta piazza, segnando 169 punti. In verità le Olimpiadi potrebbero essere state 6, dal momento che già nel 1976 era stato convocato e poi lasciato a casa da coach Édson Bispo dos Santos. Comunque, l’Olimpiade mancata non gli toglie il record di 1093 punti nelle cinque edizioni.
Gli anni ‘80 sono quelli italiani: Oscar nel 1982 lascia il Sirio, rifiutando una proposta dell’ America do Rio di Ary Vidal, e approda a Caserta, ventiquattrenne. Sono gli anni della sua consacrazione come tiratore implacabile: è il primo a segnare 10mila punti nel campionato italiano, e marca 13957 punti in tutto. Solo Antonello Riva ne fa di più, 14397, ma senza nulla togliere alle prodezze di Nembo Kid, lui ci mette ben più degli 11 anni di Oscar.
Un primo anno a due velocità: all’inizio Caserta perde 6 partite su 9, ed è ultima in classifica in A2. Ma quando si va a giocare nel palazzetto nuovo la squadra infila 18 vittorie nelle restanti 21 partite, e con una cavalcata inarrestabile ottiene la promozione in A1. O Rey di Caserta resta in quella squadra 8 anni; in questi 8 anni, gioca 7 finali varie, vince una Coppa Italia e perde la finale di Eurolega contro il Real Madrid nella stagione 88/89. Davvero viene trattato da re, tanto che rifiuta compensi tre volte superiori e offerte dello stesso Real Madrid e del Maccabi.
Si approssimano le Olimpiadi di Los Angeles, 1984. Oscar segna gli stessi punti di Mosca, 169, ma questa volta il Brasile arriva solo nono. Ma Oscar viene adocchiato da New Jersey, che cerca di metterlo sotto contratto; immaginate una squadra con Oscar e Petrovic assieme! Oscar non giocherà mai nella NBA per diversi motivi, tra i quali la difficoltà di conciliare i tempi richiesti da una squadra professionistica americana con la possibilità di vestire la maglia della Nazionale.
La stessa Nazionale che gli dà grosse soddisfazioni personali. Il 1987 è entrato nella storia del basket: il Brasile affrontava gli Stati Uniti nei Giochi Panamericani di Indianapolis, e a metà partita gli USA sono avanti 68-54 (punteggio alto!). Nel team stars&stripes militano le migliori promesse del college basket: David Robinson e Danny Manning sono le punte di diamante. Oscar vuole vincere, si carica la squadra sulle spalle e chiude la gara con il titolo panamericano, 120-115, 46 punti personali.
Lanciatissimo, disputa le Olimpiadi di Seoul 1988 con una media di 42.3 punti per partita (8 partite), con un high di 55 contro la Spagna, ma ancora 5° posto finale. Stesso risultato ai Mondiali di Buenos Aires 1990, affossando l’Australia con 52 punti.
Il contratto con Caserta prevedeva con una clausola che O
scar non giocasse con nessun altro club di A1. Non volendo ancora lasciare l’Italia, tentò di nuovo la A2 con Pavia. Vinta la A2, l’anno seguente (1990/91) è il migliore della sua carriera: 44 punti di media, per 40 partite. Cosa fai se devi difendere su di lui? Ti siedi e pensi - quando sto brasiliano ha finito di allacciarsi le scarpe me ne mette 44 in faccia. Prendiamo la pastiglia per l’acidità di stomaco e pensiamo alla prossima.
Durante gli anni pavesi è ancora una volta capocannoniere olimpico, a Barcelona92, l’Olimpiade del Dream Team. La Spagna sarà la sua seconda tappa fuori dal Brasile, perché Pavia fallisce. Viene contattato dal Forum di Valladolid, ma non si trova bene come in Italia. La saudade lo assale. Per la stagione 1995/96 torna in Brasile, per giocare nel Corinthians-Amway. Sembra quasi banale da dire, ma la squadra vince subito il titolo brasiliano.
Il 1996 è l’anno della sua ultima Olimpiade: Atlanta. Sesto posto, sconfitti dalla Grecia. Oscar lascia la Nazionale con 7693 punti in 326 partite, cioè 23.5 per gara al massimo livello. Per la terza volta consecutiva fu il miglior marcatore con 219 punti, ed è il primo giocatore di basket a superare i mille punti complessivi alle Olimpiadi (1093).
Ancora un volta problemi economici danno una svolta alla sua carriera: la Amway non sponsorizza più il Corinthians, così Oscar fonda la sua squadra, il Banco Bandeirantes di Barueri che è la prima squadra professionista brasiliana. Le cifre di Oscar recitano un record di 74 punti in una gara e la media finale di 41.5 punti a partita (a 39 anni!), e precisamente segnando 41 punti in una partita supera i 40mila in carriera, fino a quel momento superati solo da Kareem-Abdul Jabbar (46725).
Ma le cose per la squadra non vanno benissimo, e l’anno successivo arriva coach Mortari (lo ricordate all’inizio della storia, alla fine degli anni ‘70?), la squadra diventa Mackenzie-Microcamp con l’appoggio dell’Università in cui Oscar studiava Amministrazione vent’anni prima. Il progetto funziona e la squadra vince il titolo paulista del 1998.
In quell’anno Oscar si propone come candidato senatore per il PPB con un programma contro le droghe e a favore dei giovani - problemi molto sentiti e il più delle volte mescolati, in Brasile; ma perde con Eduardo Matarazzo Sulpicy del PT.
Nel 1999 cambia Stato e partecipa al campionato carioca con il Flamengo: titolo dello Stato e l’anno successivo vice-campioni Nazionali sconfitti dal Vasco da Gama. Il 2001 fu una brutta stagione per i rossoneri, tanto che Oscar cominciò a pensare al ritiro: il 2002 doveva essere la sua ultima campagna. Oscar chiuse in bellezza con il titolo dello Stato di Rio de Janeiro mentre per il titolo nazionale dovette arrendersi ai quarti di finale.
Nei quattro anni al Flamengo mantenne una media di 33,3 punti a partita (7247 punti in 218 partite). Riuscì anche a giocare al fianco di suo figlio Felipe che esordiva. Se non ho raccolto male i dati, in tutti gli ultimi anni brasiliani fu capocannoniere.
Ora Oscar è tra i leader della Nossa Liga de Basquete, NBL, nata dalla sua esperienza nei quadri tecnici del Telemar: manca organizzazione ad alto livello, e i proprietari di club si sono uniti in questa NBL chiedendo alla Federazione brasiliana di poter gestire i campionati, lasciando alla stessa Federazione CBB (Confederação Brasileira de Basquete) la cura del settore nazionali.
L’Oscar per il basket va a…
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